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martedì 14 ottobre 2014

Femmine scaltre per maschi babbei/3: Dalila e Sansone

Vatti a fidare di una
che ti lega sempre al letto...
A volte ritornano. Vale per il sottoscritto, che per mesi ha lasciato in sospeso questo diario di lettura e commento per nulla serio del testo biblico (nessuno, a dire il vero, per fortuna ne ha sentito la mancanza). E vale anche per le femmine scaltre alle prese con maschi babbei, direi un "classico" della Bibbia, che ci ha già proposto esempi illuminanti come quello di Tamar con Giuda e della moglie di Potifar (detta la Stronza) che incastrò Giuseppe.
La nuova esponente di questa illustre stirpe è "una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila". Nel capitolo 16 del libro dei Giudici la fanciulla con le sue arti amatorie irretisce Sansone, operando da spia per i Filistei: il compito di Dalila, dietro lauta ricompensa (millecento monete d'argento da ogni Filisteo, mica trenta denari...), è infatti quello di carpire il segreto per privare il giudice israelita della sua incredibile forza.
La scenetta si ripete identica per più volte: Dalila con le sue moine chiede a Sansone di rivelarle come può essere legato e reso debole, ma lui ogni volta le racconta una balla :"Se uno mi lega con sette corde d'arco nuove e non ancora secche, io divento debole"; "Se uno mi lega con delle funi nuovissime, io divento debole"; "Se prendi sette trecce dei miei capelli, le intrecci nel telaio e le fissi al muro con un picchetto, io divento debole".
Ogni volta Dalila mette in atto quello che le dice Sansone appena l'eroe si addormenta, quindi verifica se è davvero diventato debole gridando all'improvviso "Sansone, i Filistei ti sono addosso!", al che puntualmente lui si desta e si libera di ogni vincolo, spaccando tutto in un attimo.
Se l'enorme forza di Sansone non è dunque in dubbio, decisamente meno considerevole sembra il suo quoziente intellettivo. Voglio dire: una donna ti chiede più volte con insistenza come puoi essere imprigionato e privato delle forze, puntualmente prova ad immobilizzarti, e non ti viene il minimo sospetto che ti voglia fregare?
Evidentemente no. Magari il nostro testosteronico giudice sperava che il tutto sfociasse in giochini erotici stimolanti. Di più: Sansone non ha nulla da obiettare sul fatto che Dalila faccia pure l'offesa perché ogni volta lui le ha mentito, tanto che alla fine per farla contenta le rivela davvero il suo segreto: "I miei capelli non sono mai stati tagliati. [...] Se uno mi taglia i capelli, io perdo la mia forza e divento debole come qualsiasi altro uomo".
Per la femmina scaltra, è più che sufficiente per avere la meglio sul maschio babbeo. Dopo essersi fatta pagare dai Filistei, Dalila fa tagliare i capelli a Sansone, che a quel punto ne approfittano.
"Lo catturarono e gli cavarono gli occhi. Poi lo portarono a Gaza, e lo legarono con una doppia catena di bronzo. In prigione lo obbligarono a far girare la macina del grano".
Come direbbero i Liguri, grande, grosso e belinone. E quando un maschio belinone incontra una femmina scaltra, non ne esce mai granché bene.

lunedì 16 dicembre 2013

L'amor (poco)cortese

La moglie di Sansone pronta
per la consegna a domicilio
"Prendi una donna, trattala male", insegna il Teorema per diventare l'uomo che in amore non deve chiedere mai. Ma se l'uomo in questione è Sansone, allora può essere ancora più spiccio: "Prendi una donna". Punto e basta, finiamola li. Scegli tu!, come ci stanno inculcando in testa da mesi gli orripilanti spot della Vodafone (tra l'altro: ma sono solo io a trovare totalmente insensata, imbarazzante e improponibile una foca come testimonial?).
L'esordio del capitolo 14 del Libro dei Giudici descrive molto bene i lunghi rituali di corteggiamento previsti dall'amor (poco)cortese dell'epoca.
"Un giorno Sansone scese a Timna, e notò una ragazza filistea. Tornato a casa, disse a suo padre e a sua madre: Ho visto a Timna una ragazza filistea che mi ha colpito. Andate a prenderla, perché voglio sposarla". Pure la consegna a domicilio, esattamente come una cucina componibile all'Ikea: la scegli, te la fai portare a casa, e poi ti diverti a montarla.
Da notare che le rimostranze espresse dai genitori non sono per la commissione in sé, ma per il fatto che la cucina componibile-moglie ordinata dal figlio è filistea: "Essi non hanno nemmeno il rito della circoncisione!", commentano scandalizzati. Tra l'altro non vedo che differenza possa fare questo dettaglio parlando di una donna, a meno che Sansone non ne abbia scelta una 'diversamente accessoriata' a livello genitale. De gustibus.
Alla fine comunque lo stesso forzuto giovine decide di tornare a Timna per visionare nuovamente l'articolo. "Nei pressi della città, dove c'erano le vigne, un leone gli venne incontro ruggendo. Spinto dallo spirito del Signore, senza prendere niente in mano, squartò il leone come se fosse un capretto. Ma non disse ai suoi genitori quello che aveva fatto". In effetti, non mi sembra esattamente una di quelle imprese di cui vantarsi con la mamma.
"Poi andò a parlare alla ragazza ed essa gli piacque molto". Per il momento non la squarta con le sue stesse mani. Date le premesse, mi sembra già un atto di profonda e mirabile galanteria: Sansone, che gran romanticone...

martedì 18 giugno 2013

Wonder Woman

La forzuta
giustiziera di Abimelech
Chi mai potrà fermare un bastardo sanguinario figlio di buona donna come Abimelech (le cui gesta sono narrate qui e qui)? Ci vorrebbe un supereroe. O meglio ancora una supereroina.
La nostra vendicatrice rimane purtroppo anonima, ma di certo ha una forza paragonabile a quella di Wonder Woman. Si narra alla fine del capitolo 9 del Libro dei Giudici: "Abimelech marciò contro la città di Tebez (i.i. inciso idiota: a quei tempi Tebez si spartiva il dominio sulla regione con Corintoz, Micenez, Spartaz e Atenez): l'assediò e la conquistò. In mezzo alla città c'era una torre fortificata. I proprietari e gli abitanti della città, uomini e donne, erano corsi a rifugiarsi nella torre. Si erano barricati dentro ed erano saliti sulla terrazza. Quando Abimelech andò ad attaccare la torre, si avvicinò alla porta per incendiarla".
E ti pareva: il "piccolo Nerone" è pronto a colpire ancora. Stavolta però ha fatto i conti senza l'oste, o meglio senza l'erculea ostessa. "Ma una donna buttò giù la pietra di una macina sulla sua testa e gli fracassò il cranio".
Ora, io non sono esperto in antiche macine da mulino, ma immagino che pesassero un tantino di più di una macina del Mulino Bianco. In ogni caso, la macina in questione risulta mortalmente indigesta ad Abimelech, che tuttavia ha un ultimo sussulto da bastardo qual è anche in punto di morte. In questo caso, da bastardo sessista. "Abimelech chiamò subito il ragazzo che portava le sue armi e gli ordinò: Prendi la mia spada e uccidimi! Così nessuno potrà dire che sono stato ucciso da una donna".
Il ragazzo esegue l'ordine, Abimelech riceve il colpo di grazia.
"Quando gli Israeliti videro che era morto, tornarono tutti alle loro case". Non molto dispiaciuti, a quanto pare.
Visto che l'antica e maschilista società israelita non ti rese il giusto merito, provvedo subito io: grazie, Wonder Woman! Un altro bastardo assicurato per sempre alla giustizia divina.

giovedì 10 gennaio 2013

Girl Power/2: Kill Bill

Giaele, più spietata di Uma
Dov’eravamo rimasti?
La Giudice Debora sta guidando alla liberazione Israele dalla schiavitù patita per vent’anni sotto il re Iabin (Giudici, capitolo 4).
L'esercito del re, guidato dal comandante Sisara, è sterminato come da copione dalle truppe israelite assiste dal Signore: il loro capitano si chiama Barak, ed è verosimilmente abbronzato come Obama.
Il comandante nemico fugge cercando di salvare la pellaccia: spera di trovare riparo nella tenda di Eber il Kenita, che in teoria è alleato del suo re, Iabin.
Lo accoglie la moglie di Eber, Giaele: "Fermati! Fermati qui da me! Non aver paura".
"Egli entrò nella tenda e lei lo coprì con un tappeto. [...] Lui le disse ancora: Stai davanti alla tenda; se ti domandano 'c'è qualcuno?', tu rispondi di no".
Chissà perché, non ho un buon presentimento.
"Sisara era molto stanco e si addormentò subito".
Mi sa che ce lo siamo giocati.
"Allora Giaele tolse un picchetto dalla tenda, prese in mano un martello e si avvicinò a Sisara senza far rumore. Gli conficcò nella tempia il picchetto, ma così forte che rimase piantato anche in terra".
Gli avrà mica fatto male ? – involontariamente, ben s’intende.
"Sisara passò dal sonno alla morte".
Ah, ecco, mi pareva.
Quindi, con tranquillità glaciale, la donna esce a cercare Barak: "Vieni, ti farò vedere l'uomo che cerchi".
"Sisara era steso a terra, morto, con il picchetto piantato nella tempia".
Strano che non si fosse spostato.
La spietata Beatrix/Uma Thurman di Kill Bill le fa un baffo: con Giaele, è Girl Power al cubo.

sabato 5 gennaio 2013

Girl Power/1: La Giudice

Con la profetessa Debora
si riafferma il Girl Power
Altro che "sesso debole". Quando ci si mettono, le donne possono dimostrarsi molto più forti degli uomini.
Nell'Antico Testamento, a dire il vero, era dai tempi della Genesi che non incontravo "femmine scaltre per maschi babbei" come si erano dimostrate Tamar, la Stronza o Rebecca; l'unica così astuta nei libri successivi forse è stata Raab, la prostituta di Gerico.
Il capitolo 4 del Libro dei Giudici finalmente ci presenta altre due autorevolissime esponenti del Girl Power biblico.
La prima è nientemeno che una Giudice, la profetessa Debora. Di fatto è lei la nuova effettiva liberatrice del popolo d'Israele mandata da Dio dopo Eud; tra i due, viene nominato di sfuggita il sanguinario Samgar. Di questo terzo Giudice si scrive solo: "con un pungolo da buoi uccise seicento Filistei". Immagino che, soddisfatto del collaudo, in seguito sia tornato ad ammazzare buoi.
Nel frattempo il popolo eletto disobbedisce ancora, e il Signore lo fa cadere per vent'anni sotto il giogo del re cananeo Iabin, che può contare sull'imponente esercito guidato dal comandante Sisara.
La profetessa Debora, quarta Giudice, dopo un colloquio con l'Altissimo sa che è giunto il tempo della liberazione e lo comunica a Barak: non è Obama, ovviamente, ma il tizio che comanda le tribù di Zabulon e di Neftali.
"Va' e prendi con te diecimila uomini [...] e portali con te sul monte Tabor. Il Signore attirerà Sisara [...] al torrente Kison con i suoi carri e le sue truppe, e li farà cadere nelle vostre mani".
Notevole la risposta del coraggioso Obama de noialtri: "Se vieni anche tu, ci vado; altrimenti no".
"Sì, verrò con te. Ma questo non ti farà onore, perché il Signore darà Sisara in mano a una donna!".
L'apoteosi del Girl Power.

lunedì 12 marzo 2012

Il Manuale delle Giovani Marmotte

Il Deuteronomio ricorda
il caro vecchio Manuale
Se i vostri gusti in fatto di lettura propendono per i romanzi con una trama avvincente, o i saggi con lo sviluppo articolato e coerente di una tesi, non fate nemmeno lo sforzo di aprire il Deuteronomio.
Se invece non vi dispiace una lettura a "spizzichi e bocconi", in uno stile che ricorda il caro vecchio Manuale delle Giovani Marmotte, allora tra i capitoli 21 e 25 potete trovare quello che fa per voi.
Di tutto un po', di palo in frasca, una macedonia di leggi "varie ed eventuali" che tuttavia riserva alcune curiosità degne di nota. Ecco la mia personalissima "top 10".
10. "Non portate vestiti fatti con lana e lino tessuti insieme". Così, secco, senza ulteriori spiegazioni. Una proibizione così fantasticamente insensata che d'ora in poi la seguirò senza discutere. Tanto non esistono più le mezze stagioni.
9. "Quando fate un prestito a un vostro connazionale - in denaro, cibo o qualsiasi altra cosa - non esigerete da lui interessi. Potrete esigere interessi da uno straniero, ma non da un connazionale". Ancora una volta, Israele si conferma essere un Paese accogliente nei confronti degli stranieri.
8. "Se verrà ritrovato in aperta campagna un uomo assassinato, e non si saprà chi l'ha ucciso, gli anziani e i giudici andranno sul posto e misureranno la distanza fra il morto e le città dei dintorni. Gli anziani della città più vicina prenderanno una giovane vacca, non ancora usata per lavoro e che non ha ancora portato il giogo; la condurranno vicino a un corso d'acqua in un punto dove non si sono mai coltivati e seminati i campi, e le spezzeranno il collo". Che la giovane vacca paghi per tutti, mi pare equo e saggio: la famiglia dell'ucciso si riterrà senz'altro soddisfatta. E noi che stiamo ancora lì a cercare i colpevoli delle stragi di quarant'anni fa!
7. "Una donna non si metterà il vestito di un uomo, e neppure un uomo indosserà il vestito di una donna: comportarsi così è una cosa vergognosa per il Signore, vostro Dio". Capito, Platinette?
6. "Se vedete l'asino o il toro di un vostro connazionale caduti lungo la strada, non dovete far finta di niente: lo aiuterete a rialzarsi". Va da sé che se invece il toro o l'asino sono di uno straniero, potete lasciarlo lì a crepare. Tra l'altro, mi chiedo come posso capire se il toro o l'asino caduto siano o meno israeliti: probabilmente devo avvicinarmi e verificare se muggiscono o ragliano in ebraico antico.
5. "Se troverete su un albero o per terra un nido d'uccelli con la madre che cova le uova o protegge i piccoli, non porterete via la madre dai piccoli". Uno si ferma qui e pensa: che disposizione amorevole, il WWF e la Lipu nascono da qui! Vi consiglio di rimanere con questa idea romantica: non procedete con le parole successive. "Lasciate la madre e prendete i piccoli. Così avrete una vita lunga e felice". Lo vedi, allora, che mangiare polenta e osei è un atto di obbedienza divina e allunga la vita?
4. "Un uomo che ha i testicoli schiacciati o i genitali mutilati non sarà ammesso nell'assemblea dei fedeli del Signore". Ci vogliono le palle, per stare al cospetto divino. Sarei stato curioso di assistere ai controlli agli ingressi della tenda sacra...
3. "Avrete fuori dell'accampamento un posto per i vostri bisogni. Ciascuno porterà con sé una paletta. Quando dovrà soddisfare i suoi bisogni, scaverà un buco fuori dall'accampamento e, dopo, ricoprirà con la terra i suoi escrementi". Se qualcuno non ci arriva, può prendere ripetizioni da un qualunque gatto domestico.
2. "Se due uomini litigano tra loro, e la moglie di uno si avvicina per aiutare il marito a difendersi da quello che lo picchia, allunga il braccio e afferra costui per i genitali, dovrete tagliarle la mano: non abbiate compassione di lei!". Niente colpi basse, donne! Nulla vieta però ai due maschi in competizione di strizzarsi vicendevolmente i coglioni con reciproco affetto.
1. "Se ci sarà un uomo che non è puro perché di notte ha avuto una perdita di seme, uscirà fuori dell'accampamento e non potrà rientrarvi. Verso sera si laverà, e al tramonto del sole rientrerà nell'accampamento". Soldati, niente pugnette sotto coperta! E se per disgrazia alla fine "con dolcezza partisse la vostra mano" (ciao, grande Lucio!), non osate lavarvi prima del tardo pomeriggio successivo: gli ordini non si discutono!

venerdì 24 febbraio 2012

Rolling Stones

Rolling Stones: di moda tra gli Israeliti
Non so proprio come sarebbe andata ai Beatles, ma so per certo che i Rolling Stones avrebbero avuto un gran successo presso gli Israeliti al seguito di Mosè.
Avevano il nome perfetto per sfondare: le "pietre in continuo movimento", infatti, erano di gran moda a quell'epoca. Lo avevamo già capito, ma il Deuteronomio anche in questo caso riprende e amplia il concetto con dovizia di dettagli.
C'è sempre un buon motivo per una lapidazione di massa. Oltre al caso già citato di un familiare che disgraziatamente decida di seguire un'altra religione, vi sono altri fortunati candidati ad essere sepolti da una simpatica montagnola di sassi:
- un figlio testardo e ribelle, che non ubbidisce ai genitori nemmeno se lo castigano. "Allora suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città, di fronte al tribunale. Essi diranno: Questo nostro figlio è testardo e ribelle; non vuole ubbidirci, è pieno di vizi e ubriacone. Allora tutti gli uomini della sua città lo faranno morire a sassate". Severo ma giusto.
- una ragazza che il marito, la prima notte di nozze, scopre non essere vergine. "I genitori mostreranno agli anziani il panno con le tracce di sangue della notte nuziale. [...] Ma se non c'è prova che la ragazza è vergine, allora la condurranno all'ingresso della casa del padre, e la gente della sua città la farà morire a sassate". I panni sporchi non si lavano in casa, anzi: al bisogno, si mostrano in pubblico.
- chi è dedito alle scappatelle amorose. "Se un uomo sarà sorpreso a dormire con una donna sposata, tutti e due dovranno morire: l'uomo e la donna". Finalmente la parità tra i sessi!. E ancora: "Se un uomo trova in città una ragazza fidanzata a un altro e dorme con lei, li condurrete all'ingresso della città e li farete morire tutti e due a sassate". E chissenefrega se avete dormito insieme senza combinare nulla. Dura lex, sed lex. Anche quando si parla di sex.
Prendere a sassate chi ci mette le corna: questa sì, che è satisfaction!...

venerdì 17 febbraio 2012

Non è un Paese per stranieri

Lega Nord e Deuteronomio
sono per l'apertura agli stranieri
Chissà se Bossi e Calderoli hanno mai letto il Deuteronomio. Sarò prevenuto, ma ne dubito. Eppure, le norme sul trattamento riservato agli stranieri che fanno capolino qua e là nel quinto libro della Bibbia sembrano essere in linea con gli slogan tanto cari alla Lega Nord, tra i quali si possono ricordare vette liriche come "Padroni a casa nostra!", "No al cous cous, sì alla polenta!", e "Fuori dalle palle!".
Alcuni passi significativi.
Capitolo 12: "Il Signore, vostro Dio, distruggerà certamente di fronte a voi i popoli dei quali state per occupare la terra". Abbiamo bisogno di spazio: scansatevi. Meglio ancora se morite tutti.
Capitolo 14: "Non mangerete la carne di un animale morto di morte naturale; la darete allo straniero che vive con voi: lui potrà mangiarla, oppure la venderete a un forestiero". Se poi lo straniero si piglia pure una malattia, tanto meglio.
Capitolo 15: "Ogni sette anni saranno condonati tutti i debiti. [...] Si potrà esigere da uno straniero il pagamento dei debiti; ma quelli che avrete con un connazionale saranno condonati". Potevi pensarci prima di nascere straniero e povero!. Ancora: "Se, fra i vostri connazionali ebrei, un uomo o una donna saranno costretti a vedersi a voi come schiavi, vi serviranno per sei anni, e al settimo li lascerete liberi". Va da sé che se lo schiavo invece è straniero, resta schiavo per tutta la vita e non ha da lamentarsi.
Come volevasi dimostrare, capitolo 20: "Quando vi avvicinerete a una città per attaccarla, offrirete prima agli abitanti trattative di pace. Se accetteranno e vi apriranno le porte, saranno costretti a lavorare per voi". Se sono stranieri di buon senso, meritano di diventare schiavi. Ovviamente, se non sono di buon senso, meritano di morire: "Quando il Signore, vostro Dio, ve la darà nelle mani, ucciderete tutti gli uomini. Terrete come bottino di guerra le donne, i bambini, il bestiame e quel che c'è nella città. Disporrete liberamente dei beni e dei nemici che il Signore, vostro Dio, vi avrà consegnato". Attenzione, però: donne e bambini possono restare in vita solo "nelle città lontane, che non appartengono ai popoli dove voi vi stabilirete. Ma nelle città di questi popoli, che il Signore, vostro Dio, sta per darvi in proprietà, non lascerete in vita nessuno. Li sterminerete tutti: Ittiti, Amorrei, Cananei, Perizziti, Evei e Gebusei, come il Signore vi ha insegnato. C'è pericolo che vi insegnino a commettere le cose vergognose che fanno in onore dei loro dèi". Ma sì, lo sterminio preventivo mi pare saggio e più che validamente motivato.
E come la mettiamo con il fascino delle donne esotiche? "Può darsi che uno di voi veda tra di loro una donna bella. Se egli s'innamora di lei e la vuol prendere in moglie, la potrà condurre a casa sua". Chiedere cosa ne pensi la donna, è evidentemente fuori questione. "Essa si raderà la testa, si taglierà le unghie, si cambierà il vestito che aveva quando fu presa, e abiterà in casa di quell'uomo. Per un mese potrà far lutto per suo padre e sua madre, e solo dopo l'uomo potrà sposarla e avere rapporti con lei. Se in seguito non gli piacerà più, dovrà lasciarla libera". Ma non sarebbe stato meglio ammazzarla, dato che c'eravamo? Ci stavo prendendo gusto...

lunedì 16 gennaio 2012

La famigghia

Matrimoni obbligatori "in famiglia"
per le figlie ereditiere israelite
La via dell'emancipazione femminile, che si intravvede qua e là in questi primi libri della Bibbia, è tortuosa e irta di ostacoli.
Il Signore aveva appena concesso un'apertura significativa, disponendo che in  mancanza di figli maschi l'eredità potesse passare alle femmine, ma nel giro di pochi capitoli (al 36mo e ultimo dei Numeri) assistiamo ad una decisa marcia indietro.
I fratelli di Zelofcad, l'uomo senza eredi maschi, protestano vibratamente: "Se le sue figlie sposeranno un uomo di un'altra tribù d'Israele, la loro parte sarà staccata dalla nostra tribù e andrà ad aggiungersi al territorio della nuova tribù alla quale apparterranno".
Evidentemente, lo stesso Dio che s'incazza se qualcuno si lamenta perché sta morendo di fame, ritiene invece giustificate le rimostranze sulle questioni di eredità. Infatti, interrogato a questo proposito da Mosè, gli risponde immediatamente: "Hanno ragione. Ecco quindi quel che ordina il Signore a riguardo delle figlie di Zelofcad: esse potranno sposare l'uomo che vorranno, ma a condizione che egli appartenga a un gruppo della loro tribù paterna".
Regola subito estesa in linea generale a tutti i casi di "eredità al femminile", a quanto pare senza alcun tipo di rimostranza nemmeno da parte delle dirette interessate. "Le figli e di Zelofcad ubbidirono all'ordina dato dal Signore a Mosè: Macla, Tirza, Ogla, Milca e Noa si sposarono con dei cugini, figli dei loro zii paterni".
I tempi sono ancora prematuri perché le donne rivendichino l'effettiva libertà affettiva e sessuale: l'utero è loro, ma lo gestisce la famigghia. Vedremo se qualcosa cambierà leggendo il prossimo libro: dopo i Numeri, tocca al Deuteronomio, il quinto della Bibbia, ultimo della Torah.

martedì 20 dicembre 2011

Gli Spietati

Mosè è più Spietato degli Spietati
Altro che Clint Eastwood e compagnia sparante. L'Oscar per il Più Spietato degli Spietati se lo aggiudica senza ombra di dubbio Mosè, che torna protagonista, più vecchio e più incazzato che mai, nel capitolo 31 dei Numeri. A onor del vero, bisogna dire che Dio lo istiga e lo provoca un tantinello, ricordandogli senza troppi giri di parole che presto tirerà le cuoia: "Prima di morire, vendicati sui Madianiti, per quel che hanno fatto gli Israeliti!".
Già, i Madianiti, e soprattutto le donne madianite: quelle che avevano sedotto i giovanotti del popolo eletto, facendoli convertire e condannandoli così all'ira funesta e vendicativa del Signore.
Forse per ingraziarsi Dio e guadagnarsi  un posticino bello comodo nell'aldilà, Mosè decide di fare le cose in grande e organizza una guerra violenta e sanguinaria, assecondando gli ormai arcinoti gusti del Signore.
Contro i Madianiti si mette allora in moto un'armata di 12.000 soldati, 1.000 per ogni tribù, accompagnati dal sacerdote Finees. La strage è presto compiuta: ammazzati i cinque re madianiti, fatti prigionieri donne e bambini, requisiti animali, greggi e ogni bene, inceneriti gli accampamenti e incendiate le cittàNessuno tra gli Israeliti viene ucciso: in segno di ringraziamento, i comandanti offrono al Signore 170 chilli d'oro.
Un lavoro coi fiocchi, tanto è vero che l'esercito torna tutto tronfio da Mosè, portandogli il bottino, le donne e i bambini: i soldati già pregustano la ricompensa, o quantomeno l'encomio pubblico da parte del patriarca. L'accoglienza che ricevono, però, è ben diversa. "Allora Mosè andò in collera con i comandanti dei reparti e delle squadre tornati dalla battaglia. Egli disse loro: Come? Avete lasciato in vita le donne? Lo sapevate che proprio le donne madianite, istigate da Balaam, hanno spinto gli Israeliti a commettere gravi colpe verso il Signore.[...] Ora uccidete tutti i ragazzi e anche le donne che sono appartenute a un uomo, ma conserverete in vita per voi le ragazze ancora vergini".
Va bene l'ira vendicativa, ma perché sprecare tanto ben di Dio? Mi pare giusto. Il Signore stesso indica quindi a Mosè come spartire il bottino: sulla base delle sue indicazioni, 337.500 pecore, 36.000 buoi, 30.500 asini e 16.000 ragazze vergini spettano ai combattenti; altrettanti per ogni "specie" (è significativo che le ragazze vergini siano comprese nell'elenco al pari delle altre bestie...) vengono divisi tra il resto del popolo; al sacerdote Eleazaro viene invece consegnata la parte riservata al Signore, cioè 675 pecore, 72 buoi, 61 asini e 32 vergini, e lo stesso quantitativo viene concesso anche ai Leviti.
Ora, mi è chiaro che gli animali sono destinati al sacrificio rituale. Ma cosa se ne farà Eleazaro delle vergini riservate al Signore? Potete dire la vostra cliccando sul sondaggio inserito nell'apposita Area (scorrete la colonna a destra dello schermo).
"Allora, sto uscendo. Se vedo qualcuno là fuori l'ammazzo. Se qualche figlio di puttana mi spara addosso non ammazzo soltanto lui, gli ammazzo anche la moglie e tutti i suoi amici. E poi gli brucio anche la casa. Meglio che nessuno spari. Voglio che facciate per Ned un bel funerale! E non azzardatevi più a sfregiare prostitute! Altrimenti torno e vi ammazzo tutti, figli di puttana". - Clint Eastwood/William Munny, Gli Spietati. O forse era Mosè nei Numeri. Adesso controllo.

giovedì 15 dicembre 2011

Promesse da marinaie

Una tipica donna israelita
Ci si può fidare della promessa di una donna? Dio non ne pare particolarmente convinto: il sospetto è che se la sia legata al dito ancora ai tempi di Eva, la mangiamele proibite a tradimento che ci ha fatti sfrattare dal Paradiso Terrestre.
Ecco perché, d'autorità, il Signore decide che le promesse delle donne valgono solo fino al parere contrario dell'uomo che le ha in "tutela": se il maschio dispone diversamente, la promessa di una femmina decade all'istante.
La norma è esplicitata con tanto di esempi pratici al capitolo 30 dei Numeri: "Supponiamo invece questo caso: una ragazza, che vive ancora in casa di suo padre, fa una promessa al Signore o si impegna a qualche rinunzia. Se suo padre non le fa obiezioni quando viene a saperlo, allora essa deve mantenere i suoi impegni. Ma se, al contrario, il giorno stesso che ne è informato, il padre si oppone, allora tutte le sue promesse e i suoi impegni non hanno più valore. Il Signore riterrà la ragazza sciolta dal suo obbligo, perché suo padre le ha impedito di mantenere le sue promesse".
L'identico discorso vale per una fanciulla che faccia una promessa e poi si sposi (se il voto della neo-moglie non sta bene al neo-marito, si autodistrugge all'istante come un messaggio segreto per James Bond), e a maggior ragione per una moglie che s'impegni a fare o non fare qualcosa all'insaputa del marito. Le promesse delle donne israelite, dunque, sono per legge delle promesse da marinaie, in balia dei maremoti che possono essere provocati dai pensieri tempestosi del loro uomo: solo a lui Dio concede l'autorità per lasciarle galleggiare o farle affondare.
Se non altro il maschio, dal momento in cui viene a conoscenza dell'esistenza del voto, ha meno di 24 ore di tempo per pensarci: se non si esprime entro la fine di quel giorno, la promessa della donna rimane valida.  Un "diritto di recesso" piuttosto breve, direi: oggi perlomeno abbiamo 7 giorni lavorativi  per decidere di rispedire al mittente le sei confezioni di pillole superdimagranti o il set da 36 coltelli miracolosi acquistati d'impulso guardando una televendita...
C'è comunque un'eccezione che consente alla donna di essere libera e padrona delle sue promesse: basta che sia vedova o divorziata. Una volta di più, molto meglio sole, che male accompagnate.

lunedì 12 dicembre 2011

La Settimana del Colesterolo

Ecco come appariva il cuore di un
Israelita dopo la Festa delle Capanne
Dopo la faticaccia di avere contato uno per uno tutti gli Israeliti, Dio e il narratore biblico sembrano prendersi un po' di pausa per tirare il fiato. In questo intermezzo, veniamo informati che anche le figlie femmine, in mancanza di maschi, hanno diritto all'eredità paterna (è una precisa indicazione del Signore, che una volta tanto si dimostra dunque a favore dell'emancipazione femminile). Veniamo inoltre a sapere che manca poco alla morte di Mosè: Dio ha già scelto Giosuè come suo successore alla guida del popolo eletto (Numeri, capitolo 27).
Viene poi fissato un lungo e dettagliato tariffario in sacrifici animali che abbina con precisione ogni singola festa religiosa ad un esatto numero di tori, montoni capri, e agnelli da sgozzare (capitoli 28 e 29). Cambiano le stagioni, ma il menu è in effetti un po' monotono. Tanto per rendere l'idea, ecco quanto prescritto solo per la settimana della Festa delle Capanne, il miglior esempio possibile di quanto si verifica anche nelle altre festività: al primo giorno, Dio reclama un sacrificio di 13 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; al secondo giorno, 12 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; al terzo, 11 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; al quarto, 10 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; al quinto, 9 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; al sesto, 8 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; al settimo, 7 tori, 2 montoni, 14 agnelli, 1 capro; ottavo e ultimo giorno, 1 toro, 1 montone, 7 agnelli, 1 capro. In totale, in otto giorni, vengono quindi offerti in sacrificio al Signore qualcosa come 71 tori, 15 montoni, 8 capri e ben 105 capri. Tutti maschi, di un anno e senza difetti, ça va sans dire.
L'autore biblico non lo specifica, ma mi auguro che al nono giorno siano previsti un passato di verdura scondito e delle analisi del sangue per dare un'occhiata al colesterolo, che non si sa mai...

martedì 22 novembre 2011

Ti amo da morire

Gli amanti Zimri e Zur muoiono
infilzati insieme dalla lancia di Finees
"Che non si muore per amore, è una gran bella verità". Mi spiace contraddirti, carissimo Lucio Battisti, ma il capitolo 25 dei Numeri sembra dimostrarci l'esatto contrario: d'amore si può morire, eccome. Di una morte tremenda e cruenta, per di più, se questo amore non piace a Dio.
Onestà per onestà, gli Israeliti, nel caso specifico, se la vanno a cercare. Non solo cominciano ad "avere rapporti con le donne moabite" (l'autore biblico non esplicita la natura di questi rapporti, ma dubito si trattasse di transazioni commerciali o di relazioni diplomatiche), ma pensano bene di farsi convertire: "esse li spinsero a offrir sacrifici ai loro dèi. Gli Israeliti presero parte ai loro pasti sacri e adorarono i loro dèi. Si dedicarono in particolare al culto del dio Baal di Peor". Dato il nome del dio in questione, mi viene da sospettare che le prestazioni sessuali dei maschi israeliti non fossero particolarmente generose, e le donne moabite sperassero in un intervento divino per aumentare portata e prestanza dei loro gingilli riproduttivi.
Di fronte a una sbandata così evidente dei suoi adorati figlioli, Tatadìo deve intervenire prontamente con un bonario buffetto correttivo per ricondurli sulla retta via. "Il Signore disse a Mosè: Prendi i capi del popolo e falli impiccare alla mia presenza in pieno giorno". Il patriarca provvede, ordinando di uccidere tutti gli uomini che abbiano reso culto a Baal di Peor.
Ma l'amore, nella sua follia, sa andare oltre la paura di perdere la propria vita. Il tragico eroe romantico di questa storia è Zimri, figlio di Salu, della tribù di Simeone, che decide di non nascondere la propria passione e si presenta nel bel mezzo dell'accampamento israelita mano nella mano con la sua amata Cozbi, topolona madianita figlia di un certo Zur.
Zimri e Zur, profeti del libero amore, non si curano degli sguardi torvi degli Israeliti, e se ne entrano nella tenda dell'uomo per consumare la loro passione. "A tale vista il sacerdote Finees, figlio di Eleazaro e nipote di Aronne, si alzò in mezzo all'assemblea e afferrò una lancia; seguì quell'uomo, penetrò nella tenda dove stava con la madianita e li uccise tutti e due con un colpo di lancia in pieno ventre".
Il Signore dimostra di apprezzare lo spiedino umano misto: "Il flagello che si era abbattuto sugli Israeliti cessò subito. A causa di esso erano già morte ventiquattromila persone".
Ventiquattromila. Come i baci di Celentano, pensa un po'. Aprire con Battisti e chiudere con Celentano: non sarebbe male. Per dovere di cronaca, devo tuttavia aggiungere che Dio esige il finale pirotecnico: confermando la sua passione per le scene di distruzione di massa, ordina a Mosè di attaccare e sterminare i Madianiti. Sull'altro versante, il dio Baal preferisce non intervenire in loro difesa, lasciando che se la sbrighino da soli. Non va benissimo, ma nessuno sopravvive per protestare.

giovedì 22 settembre 2011

Quando ci vuole, ci vuole/3

Miriam voleva svergognare Mosè
ma alla fine è svergognata da Dio
Tatadìo, la tata più severa della storia, ha in serbo per noi un nuovo esempio di come va castigato un figlio monello se si vuole educarlo correttamente.
Dopo le prime due puntate dello special "Libro dei Numeri" (se ve le siete perse, le trovate in reading-streaming qui e qui), la serie si completa con il terzo ed ultimo episodio, dal titolo "Chi la fa, l'aspetti".
La coppia di pargoli terribili da correggere, in questo caso, ha un'ottantina d'anni: stiamo infatti parlando di Aronne e Miriam, i fratelli di Mosè. E' possibile rieducare anche bambini così cresciutelli, dopo decenni di cattive abitudini? Probabilmente la missione sarebbe quasi impossibile per chiunque. Chiunque, a patto che non si chiami Dio - anzi, Tatadìo.
Miriam e Aronne sono un po' gelosi della predilezione dimostrata dal Signore nei confronti di Mosè. Iniziano dunque a criticarlo apertamente per screditarlo agli occhi degli israeliti: il pretesto viene dal matrimonio di Mosè con una donna etiope, che evidentemente va contro la legge "moglie e buoi dei paesi tuoi".
Due contro uno, però, non vale: un'importante lezione di vita che Tatadìo farà imparare una volta per tutte ai due pestiferi fratelli. Il Signore li convoca tutti e tre nella sua tenda e rimprovera aspramente Miriam ed Aronne davanti a Mosè: "Come osate criticare il mio servo?". Quindi se ne va sdegnato, non prima di avere messo in atto la sua terribile punizione: sulla pelle di Miriam sono comparse le macchie bianche della lebbra.
Aronne, come sempre coraggioso e pronto ad assumersi le sue responsabilità, frigna subito con Mosè: "Siamo colpevoli: ma non punirci per il peccato che abbiamo avuto la pazzia di commettere. Miriam non diventi come un bambino nato morto, con la carne già divorata per metà appena dato alla luce!". Stupisce che ancora una volta, dopo il pasticciaccio brutto del Vitello d'OroAronne la faccia franca: Dio, nella sua severità, è comunque disposto a chiudere un occhio quando il peccatore è un uomo - soprattutto se quest'uomo si chiama Aronne... - mentre si conferma inflessibile con le donne.
Mosè, che in fin dei conti è un bonaccione, invoca il perdono divino e la guarigione per la sorella. La risposta di Dio ci fornisce un quadro illuminante della sottomissione femminile nella società dell'epoca: "Se suo padre le avesse sputato in faccia, resterebbe coperta di vergogna per una settimana! Ebbene, sia cacciata fuori dall'accampamento per una settimana!". Chi la fa l'aspetti, cara Miriam: tu volevi gettare fango su Mosè, quindi a tua volta ora vieni disonorata pubblicamente. Ci manca solo l'Ha-ha! di Nelson Muntz.
Tatadìo colpisce ancora: quando ci vuole, ci vuole (fine... almeno per ora).
Qualcosa mi dice alla prima occasione buona il Signore tornerà a castigare il suo popolo birbantello. Nell'attesa, se vi va, rispondete al sondaggio che trovate sulla colonna di destra: quale sistema educativo ritenete più valido? Chi è la vostra tata ideale?

mercoledì 17 agosto 2011

Gelosia, gelosia canaglia

Meglio tenere sotto controllo
la gelosia di un marito tradito...
Un marito tradito è come un toro ferito: le sue corna diventano armi potenzialmente letali. Forse proprio per evitare reazioni fatali e incontrollabili, nel libro dei Numeri (capitolo 5) Dio impartisce a Mosè disposizioni precise su come si debba comportare un marito che sospetti di essere stato disonorato dalla moglie senza averne le prove.
Come capire se la moglie lo ha davvero tradito di nascosto, o se al contrario lei è innocente e il marito è vittima di un'immotivata gelosia canaglia? Per prima cosa, ovviamente, si porta la donna al cospetto del sacerdote-giudice, senza dimenticare l'offerta di due chili di farina d'orzo. Il religioso provvede a togliere il velo alla presunta adultera, e tenendo in in mano un bicchiere di acqua amara le fa pronunciare un giuramento di automaledizione: "Se non è vero che un altro uomo ha avuto rapporti con te, quest'acqua amara non ti farà alcun male. Ma sarà diversamente se ti sei davvero disonorata - la ammonisce -. Il Signore ti castighi: ti renda sterile e faccia gonfiare il tuo ventre; i tuoi concittadini ti portino come esempio quando scagliano maledizioni! Quest'acqua di maledizione penetri dentro i tuoi intestini, faccia gonfiare il tuo ventre e ti renda sterile!".
"Amen, avvenga come hai detto!", risponde la donna, e poi si beve l'acqua amara, dove nel frattempo è stato pure immerso un foglio che riporta lo stesso giuramento di maledizione in forma scritta.
Ora, non voglio mettere in dubbio l'efficacia del rito e dell'anatema. Temo però che talvolta si sia verificato un effetto collaterale imprevisto.
Si dà infatti il caso che alcune donne, dopo un tradimento realmente consumato, abbiano sì accusato un rigonfiamento del ventre; questo ingrossamento evidente e progressivo, tuttavia, non ha avuto come esito la sterilità invocata dalla maledizione sacerdotale, ma la nascita di un bel bimbetto, da taluni additato come figlio di buonadonna. Appellativo poco garbato - siamo d'accordo - ma nella circostanza tecnicamente appropriato.

sabato 9 luglio 2011

Le relazioni pericolose

Questo sì, questo no:
il sesso come piace a Dio
Che gli israeliti e gli altri popoli dell'epoca fossero sessualmente irrefrenabili, birichini, promiscui,  infedeli e sostanzialmente privi di tabù, lo abbiamo già capito più volte leggendo la Genesi (se avete qualche dubbio o curiosità al riguardo, date pure un occhio qui, quiquiqui e qui).
Del resto, senza sport, giornali, libri, cinema, radio, computer o televisione, bisognava pur divertirsi in qualche modo. Dio però pare averne abbastanza di vedere il suo popolo progredire nella scienza dell'accoppiamento casuale, acrobatico e sperimentale, quindi fissa una serie di paletti invalicabili. Così, dopo avere ribadito nel capitolo 17 del Levitico che è assolutamente vietato mangiare il sangue (il primo avvertimento in questo senso lo aveva già dato alla fine del diluvio), nel capitolo 18 scende nei dettagli per spiegare quali frequentazioni sessuali vanno bollate come perversioni assolutamente proibite.
Inizia il lungo periodo clandestino per gli appassionati dell'incesto, che pure finora avevano vissuto un'era di allegra spensieratezza. La pacchia è finita, amici cari: "Non dovete disonorare vostro padre mediante relazioni con vostra madre, perché così disonorate anche lei". Ineccepibile. Noi contemporanei avremmo piuttosto qualcosa da ridire sul divieto seguente, che conferma la diffusa pratica della poligamia, già incontrata ad esempio con l'harem di Giacobbe: "Non dovete avere relazioni con un'altra donna di vostro padre: sarebbe questa un'offesa all'onore di vostro padre".
Vengono dichiarate fuorilegge anche le relazioni con le sorellastre, le nipoti, le figlie di un'altra donna del padre, le sorelle della madre, le zie paterne, le nuore, le cognate.
Nessuna parola riguardo alle cugine, quindi dateci pure dentro - ma sceglietevele bone.
Occhio però alle "combinazioni" vietate: se vi date ai piaceri della carne con una donna, scordatevi la doppietta con sua figlia o sua nipote "perché esse sono parenti prossimi, e questo sarebbe una pratica immorale". E' proibito anche farvi un giro con la sorella di vostra moglie - ma Dio tiene a sottolineare che il divieto vale solo "fintanto che è viva, perché ciò rischierebbe di provocare delle liti": queste donne nevrotiche che se la prendono per ogni sciocchezza...
Arriva inesorabile la mannaia per i gay maschi: "Non dovete avere relazioni sessuali con un uomo come si hanno con una donna: è una pratica mostruosa". Sembrano salve, al momento, le lesbiche.
Game over, infine, per gli amanti degli animali (e non intendo quelli con la tessera del WWF): "Non dovete avere relazioni con una bestia, perché questo vi renderebbe impuri; così nessuna donna deve accoppiarsi con un animale: è una perversione".
La lista nera si ferma qui. Cosa succederà a chi trasgredisce? Non è chiarissimo, ma la minaccia di Dio suona piuttosto inquietante: "Le genti che hanno abitato il territorio prima di voi hanno commesso queste azioni vergognose, e la loro terra è diventata impura. Non rendetela di nuovo impura, affinché essa non vi vomiti, come ha vomitato i vostri predecessori". Fatico a immaginare cosa capiti concretamente quando si viene vomitati dalla terra, ma nel dubbio vedo di trombare sempre e solo in maniera divinamente lecita.

martedì 28 giugno 2011

Occhio alle perdite

Maschi, diffidate del pisello che perde!
Che si parli di borsa o di tubature, le perdite portano sempre guai. Ma se a perdere è il vostro pisello, allora sono davvero cazzi acidi. Letteralmente e metaforicamente.
"Quando un uomo è colpito da un'infezione agli organi genitali, la perdita di liquido è impura. Il liquido può uscire dagli organi od ostruirli: in tutti i casi è impuro e rende l'uomo impuro" - sentenzia il Levitico al capitolo 15. Una volta tanto, per lo meno, niente disparità tra uomo e donna: il maschio impuro subisce infatti le stesse restrizioni di una donna mestruata. "Ogni letto su cui quell'uomo si stenderà e ogni sedia su cui si sederà diventano impuri. Chi li tocca deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. [...] Ogni recipiente di terracotta toccato dal malato deve essere infranto; ogni recipiente di legno dev'essere lavato con acqua"Viene opportunamente sottolineato anche che "se l'uomo malato sputa su un uomo puro, quest'ultimo deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera": ne deduciamo che spesso gli uomini con perdite genitali si trasformavano in lama sputazzanti. Un effetto collaterale mica da ridere.
Dalle perdite infette, fortunatamente, si può anche guarire. Nel momento in cui il pisello smette di gocciolare, "l'uomo deve aspettare una settimana prima di essere in stato di purità; deve lavarsi i vestiti e fare un bagno nell'acqua corrente - e vorrei ben vedere! - dopo di che è purificato", a patto che l'ottavo giorno porti a sgozzare i soliti due piccioni per il perdono dei peccati. Ancora una volta, come per un lebbroso, si fa dunque passare il concetto che chi per sfiga si è ammalato, per ciò stesso ha pure peccato: cornuto e mazziato, direbbero a Napoli.
I maschietti dell'epoca dovevano anche stare attenti a masturbarsi o a fare sogni erotici troppo vividi: Dio infatti specifica che "quando un uomo ha avuto perdite seminali, deve lavarsi interamente e resterà impuro fino a sera. Ogni vestito e ogni copertura di pelle macchiati dallo sperma devono essere lavati e restano impuri fino a sera. Quando un uomo e una donna hanno avuto relazioni sessuali, devono lavarsi tutt'e due e restano impuri fino a sera". Lavarsi è cosa buona e giusta, anche secondo Dio: feticisti a parte, possiamo tirare tutti un profondo sospiro di sollievo.

lunedì 20 giugno 2011

Son tutte impure le mamme del mondo

La donna che partorisce è impura.
I figli sono forse 'piccoli diavoli?'
Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino si stringono al cuor, cantava Gino Latilla, trionfatore a Sanremo nel 1954: uno zuccheroso elogio alla fecondità delle mamme italiane, che all'epoca sfornavano una media di 2,33 pargoli a testa contro gli 1,40 di oggi.
Ai tempi del Levitico, il ritornello suonava un tantino differente: Son tutte impure le mamme del mondo, testo scritto da Dio e interpretato da Mosè nel capitolo 12, dove ci viene spiegato chiaramente che ogni donna, partorendo, diventa "impura come se avesse le mestruazioni".
Per capire meglio cosa comporti, sbircio rapidamente il capitolo 15: "Impurità sessuali della donna".
"Quando una donna ha le mestruazioni ed esce sangue dal suo corpo, è impura per una settimana. Chi la tocca resta impuro fino a sera. Ogni letto in cui si corica e ogni sedia sulla quale siede diventa impura. Chi tocca questo letto o questa sedia deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. Se un oggetto si trova sul letto o sulla sedia in cui essa si è appoggiata, chiunque tocca quell'oggetto è impuro fino a sera". Altro che superassorbenti con le ali per essere libera e felice come una farfalla, andare a cavalcioni sulla moto, lanciarsi con il paracadute e fare la ruota durante il saggio di danza ritmica: vade retro, femmina sanguinolenta!
Ma torniamo alle prescrizioni specifiche riservate alle puerpere, che dunque tanto per cominciare sono intoccabili e inavvicinabili da chiunque (i neopapà hanno una scusa buona per tirare tardi all'osteria). Nella loro condizione immonda, le neomamme ovviamente non sono ammesse al santuario, né possono toccare un qualunque oggetto sacro.
Curiosamente, l'impurità ha una scadenza diversa a seconda che il neonato sia maschiofemmina: un bimbo renderà la mamma impura per sette giorni prima della sua circoncisione (ottavo giorno), più altri trentatré giorni successivi al taglio del prepuzio; una bimba invece raddoppierà i tempi (due settimane più altri sessantasei giorni). Il detto Auguri e figli maschi potrebbe essere stato coniato come formula propiziatoria tra le donne israelite?
Una volta completato il periodo di quarantena prescritto, la mamma per tornare pura deve portare al sacerdote un agnello di un anno, più un piccione o una tortora per immolarli nel sacrificio di perdono; se è povera e non può permettersi un agnello, può sostituirlo con un altro piccione o un'altra tortora.
Faccio fatica a capire: ma dopo aver portato un figlio in grembo per nove mesi, averlo partorito con dolore, ed essere stata messa al bando - nel migliore dei casi - per quarantuno giorni, di che cosa dovrà chiedere perdono questa povera mamma?

giovedì 17 febbraio 2011

Femmine scaltre per maschi babbei/2: La Stronza incastra Giuseppe

Mai dire di no a una così:
Mrs Potifar diventa La Stronza
Rifiutare le avances di una bella gnocca non sembra un'ottima idea. Se poi la bella gnocca in questione è anche la moglie del 'vice-faraone', l'idea si rivela pessima. Lo scopre, a sue spese, il malcapitato Giuseppe, che evidentemente all'epoca non aveva avuto modo di guardarsi Il Laureato con Dustin Hoffman. Peggio per lui. Avrebbe capito che una bella donna potente e rifiutata, si chiami Mrs Robinson o Mrs Potifar, diventa più temibile di una tigre ferita.
Giuseppe, figlio di Giacobbe, era stato venduto dai suoi amorevoli fratelli agli Ismaeliti, che avevano subito incassato la plusvalenza girandolo a Potifar, braccio destro del faraone d'Egitto (vedi qui). Nel capitolo 39 della Genesi ritroviamo un Giuseppe in ascesa: Potifar capisce che è in gamba, gli affida l'amministrazione di tutti i suoi beni, ed è pure - testuale - "ben fatto e affascinante". Un giovane rampante con un futuro radioso davanti, insomma. Tanto è vero che Mrs Potifar, l'innominata moglie del suo padrone, gli mette gli occhi addosso. "Vieni, vieni con me!" - gli ripete ossessivamente ogni giorno. L'utilizzatore finale, quando è una donna, non ha bisogno del Lele Mora di turno: si procaccia autonomamente la materia prima per il bunga bunga.
Il giovinotto però è irremovibile: "No, non posso tradire il mio padrone, che mi tratta così bene". Un rifiuto espresso a parole, che si conferma anche quando si passa ai fatti. Un giorno Giuseppe entra in casa di Potifar e trova ad accoglierlo la moglie sola soletta, che senza tanti preamboli lo tira per la tunica. Neanche stavolta l'aitante ragazzone cede, anzi fugge tutto ignudo, facendosi strappare la veste di dosso. E' a questo punto che Mrs Potifar, ferita nell'orgoglio da un rifiuto così bruciante, assume le sembianze de La Stronza.
Emette un urletto da premio Oscar e chiama i servi: "Lo schiavo ebreo che mio marito ci ha portato in casa voleva spassarsela con noi! Si è avvicinato per unirsi a me, ma io mi sono messa a gridare. Allora ha abbandonato la sua tunica vicino a me ed è scappato".
Sì, siamo d'accordo, proprio una stronza. Appunto. Quando Potifar lo viene a sapere, con tanto di tunica come prova, non può che fare arrestare Giuseppe e sbatterlo in prigione.
Secondo voi, con quale frase di saluto lo avranno accolto i compagni di cella? Scegliete la più opportuna utilizzando il sondaggio sulla colonna di destra.

domenica 13 febbraio 2011

Femmine scaltre per maschi babbei/1: Tamar frega Giuda

Donne scaltre come Tamar: il vero 'sesso forte' nella Genesi
Solo formalmente le donne che incontriamo nella Genesi sono sottomesse agli uomini. In realtà, alla fine della fiera, i maschi spesso ci fanno la figura dei babbei, e i loro destini vengono rigirati e riordinati a proprio piacimento dalle femmine come calzini appena usciti dalla lavatrice.
I capitoli 38 e 39 ci offrono due nuovi esempi significativi di donne scaltre che mettono nel sacco uomini ingenui, degne eredi di EvaSara, e Rebecca: a salire agli onori delle cronache stavolta sono Tamar e l'innominata moglie di Potifar (che data la sua simpatia, per brevità, chiameremo in seguito La Stronza).
Tamar è la nuora di Giuda, il fratello di Giuseppe che lo ha venduto agli Ismaeliti per 20 pezzi d'argento - come sappiamo, un altro Giuda qualche secolo dopo venderà Gesù per 30 monete d'argento: inflazione bastarda. Tamar non ha molta fortuna con i mariti. Giuda prima le fa sposare il suo primogenito Er, ma lui non si comporta bene e Dio lo fa morire. Per risarcire la vedova, Giuda allora manda il secondogenito Onan a sostituire il fratello maggiore; Onan però non ha granché desiderio di paternità, quindi ad ogni rapporto pensa bene di disperdere a terra lo sperma. Dio non approva e fa morire anche lui (lettori affezionati al 'salto della quaglia', siete avvisati). Temendo che sposare Tamar porti sfiga e che anche il terzo figlio, ancora ragazzino, possa fare una brutta fine, Giuda a questo punto prende tempo: "Tamar, resta vedova finché il mio terzo figlio, Sela, non crescerà. Solo allora te lo farò sposare". Sela cresce, ma Giuda fa finta di dimenticarsi la promessa. Tamar, però, non dimentica e medita vendetta. Qualche anno dopo, viene a sapere che Giuda passa dalle sue parti a comprare pecore: si traveste da prostituta (cioè si mette una specie di burqa, che evidentemente all'epoca era tipico di chi esercitava la professione) e adesca l'ignaro suocero, che ovviamente non la riconosce. Visto che non ha denaro per pagare subito, come garanzia Giuda le lascia sigillo, cordone e bastone; Tamar glieli restituirà quando lui pagherà il compenso pattuito, ovvero una botta per un capretto (mi pare equo). Giuda più tardi manda un amico con il capretto a saldare il debito, ma nel frattempo Tamar se n'è andata, portandosi con sé sigillo, cordone e bastone. Neanche a dirlo, è rimasta incinta del suocero. Qualche tempo dopo qualcuno riferisce a Giuda che sua nuora, nonostante sia vedova e non risposata, esibisce una pancia sospetta; il vecchio si dimostra comprensivo: "Che sia bruciata viva!". Ma Tamar sfodera la sua arma segreta: "Sono incinta, è vero, dell'uomo al quale appartengono questi oggetti. Guarda bene!". A Giuda non resta che ammettere la sconfitta: "Il torto è mio, perché non l'ho data in moglie a mio figlio Sela". Per la cronaca, il vecchio così poco dopo si ritrova così a dover sfamare due nuovi gemelli: Perez e Zerach. Ma il vero mistero è: perché Dio non ha fatto morire anche Giuda? Il metro di giudizio del Signore nella Genesi rimane del tutto indecifrabile.