lunedì 16 dicembre 2013

L'amor (poco)cortese

La moglie di Sansone pronta
per la consegna a domicilio
"Prendi una donna, trattala male", insegna il Teorema per diventare l'uomo che in amore non deve chiedere mai. Ma se l'uomo in questione è Sansone, allora può essere ancora più spiccio: "Prendi una donna". Punto e basta, finiamola li. Scegli tu!, come ci stanno inculcando in testa da mesi gli orripilanti spot della Vodafone (tra l'altro: ma sono solo io a trovare totalmente insensata, imbarazzante e improponibile una foca come testimonial?).
L'esordio del capitolo 14 del Libro dei Giudici descrive molto bene i lunghi rituali di corteggiamento previsti dall'amor (poco)cortese dell'epoca.
"Un giorno Sansone scese a Timna, e notò una ragazza filistea. Tornato a casa, disse a suo padre e a sua madre: Ho visto a Timna una ragazza filistea che mi ha colpito. Andate a prenderla, perché voglio sposarla". Pure la consegna a domicilio, esattamente come una cucina componibile all'Ikea: la scegli, te la fai portare a casa, e poi ti diverti a montarla.
Da notare che le rimostranze espresse dai genitori non sono per la commissione in sé, ma per il fatto che la cucina componibile-moglie ordinata dal figlio è filistea: "Essi non hanno nemmeno il rito della circoncisione!", commentano scandalizzati. Tra l'altro non vedo che differenza possa fare questo dettaglio parlando di una donna, a meno che Sansone non ne abbia scelta una 'diversamente accessoriata' a livello genitale. De gustibus.
Alla fine comunque lo stesso forzuto giovine decide di tornare a Timna per visionare nuovamente l'articolo. "Nei pressi della città, dove c'erano le vigne, un leone gli venne incontro ruggendo. Spinto dallo spirito del Signore, senza prendere niente in mano, squartò il leone come se fosse un capretto. Ma non disse ai suoi genitori quello che aveva fatto". In effetti, non mi sembra esattamente una di quelle imprese di cui vantarsi con la mamma.
"Poi andò a parlare alla ragazza ed essa gli piacque molto". Per il momento non la squarta con le sue stesse mani. Date le premesse, mi sembra già un atto di profonda e mirabile galanteria: Sansone, che gran romanticone...

sabato 9 novembre 2013

Il supertest di gravidanza

Il supertest di gravidanza
non funziona con la pipì
Ai nostri giorni, per scoprire se è in attesa di un bimbo, ogni donna che spera (o teme) di ricevere la lieta conferma acquista un test di gravidanza: un piccolo aggeggio che - detta brutalmente per quel che è - richiede un'abbondante annaffiata di pipì e qualche minuto di attesa.
Non era così al tempo dei Giudici, soprattutto quando - dopo alcuni eroi di minor rilievo - il popolo eletto, nuovamente caduto in disgrazia agli occhi di Dio e oppresso dai Filistei, stava per assistere alla venuta al mondo di un Supergiudice: nientepopodimeno che Sansone. E per annunciare la nascita di un Supergiudice - va da sé - occorre un supertest di gravidanza, che ci viene dettagliatamente descritto nel capitolo 13.
Nella città di Zorea vive l'anonima e sterile moglie di un tale che si chiama Manoach.
"L'angelo del Signore apparve alla donna e le disse: Tu finora non hai potuto avere figli. Ma ora resterai incinta e avrai un figlio maschio, ma dovrai fare come ti dico: non bere vino e liquori, e non toccare cibi impuri".
Signora mia, tocca mettersi a dieta. Non solo: l'angelo ricorda alla donna che a Dio piacciono i capelloni: "I suoi capelli non dovranno mai essere tagliati, perché sarà consacrato a Dio come nazireo fin dal seno di sua madre. Egli comincerà a liberare Israele dai Filistei".
La donna, con un candore che fa quasi tenerezza, riferisce tutto a Manoach: "E' venuto da me un uomo mandato da Dio. Aveva un aspetto molto maestoso e sembrava proprio l'angelo di Dio. Io non gli ho chiesto chi era, ed egli non mi ha rivelato il suo nome. Mi ha detto che resterò incinta e avrò un figlio".
Vediamo se il marito conta fino a tre, o la piglia subito a mazzate.
Fortunatamente Manoach è un brav'uomo e le concede il beneficio del dubbio: "Si rivolse al Signore e gli disse: Signore, ti prego, fa' tornare da noi l'uomo che ci hai mandato, perché ci dica che cosa dobbiamo fare con il bambino quando nascerà".
L'angelo ricompare alla donna in mezzo ai campi, ma la moglie stavolta corre subito a chiamare il marito perché anche lui lo veda di persona: va bene che è comprensivo, ma meglio non tirare troppo la corda.
Manoach, quando si ritrova faccia a faccia con l'aitante sconosciuto, procede per gradi. "Sei tu che avevi parlato con mia moglie?". "Sì - rispose". Beh, è già qualcosa.
Secondo approccio. "Quando avverrà quello che hai detto, che cosa sarà del nostro bambino? Che cosa diventerà?". Domanda legittima, direi. "Tua moglie deve fare tutto quello che le ho detto". Sarà che sono sposato, ma se un aitante sconosciuto si rivolgesse a me così, io non mi sentirei propriamente rassicurato.
In effetti non lo è nemmeno il buon Manoach, che prova a tergiversare: "Ti prego di non andare subito via. Aspetta che ti prepari un capretto e te lo porti". L'altro però non si dimostra molto accondiscendente: "Tu mi vorresti trattenere, ma io non toccherò i tuoi cibi. Preparali pure, ma poi bruciali interamente come offerta al Signore".
Qui tocca stringere. Manoach ci prova: "Dimmi come ti chiami, così quando si avvererà quello che hai detto, potrò dimostrarti la mia riconoscenza". O riempirti di mazzate se il bimbo sarà la tua fotocopia - ma questo rimane nell'ambito del sottotesto non esplicitato.
"Ma l'angelo del Signore rispose: Perché vuoi sapere il mio nome? Esso è misterioso".
Fidarsi o non fidarsi? L'amletico dilemma sembra ormai ineludibile, quand'ecco che Manoach sfodera la sua arma segreta: il supertest di gravidanza.
"Manoach prese un capretto e del grano e li offrì sulla roccia come offerta al Signore, che agisce in modo misterioso. Manoach e sua moglie stavano a guardare. Mentre dall'altare il fuoco si levava verso il cielo, l'angelo del Signore salì in alto con le fiamme dell'altare. Vedendo ciò, Manoach e sua moglie si inginocchiarono con la faccia a terra".
Il supertest ha dato un responso chiarissimo e inequivocabile: la donna è incinta, e si farà tutto come ha detto l'angelo. Del resto, noi ci affidiamo senza esitare al verdetto di qualche millilitro di pipì: come non credere ciecamente in quello che rivela una spaventevole vampata di fuoco?

lunedì 14 ottobre 2013

Mogli e buoi (e asini)

"Mogli e buoi dei paesi tuoi"?
Ibsan non rispetta il proverbio
Dopo averne ammazzati tanti durante i suoi sei anni da Giudice (si veda qui e qui), anche il sanguinario Iefte tira le cuoia. Gli succedono tre giudici di secondo piano, ai quali l'autore biblico dedica un piccolo paragrafo in tutto, alla fine del dodicesimo capitolo.
In effetti, il giudice "di mezzo" del terzetto non è memorabile. La sua esistenza può essere riassunta in un breve scioglilingua: Elon di Zabulon, sepolto ad Aialon. E si è detto tutto.
Qualche parola in più la meritano il suo predecessore e il suo successore.
Dopo Iefte venne Ibsan. Uomo indubbiamente dotato di valenti spermatozoi: ebbe trenta figli e trenta figlie. E uomo che se ne infischiava dei proverbi: "fece sposare le sue figlie a uomini di altri villaggi, e fece venire da fuori trenta ragazze da dare in moglie ai suoi trenta figli". Quanto ai buoi, non è dato sapere se fossero forestieri pure quelli o dei paesi suoi. Sospetto inoltre che si debba proprio a Ibsan l'invenzione del codice isbn per catalogare i nomi delle decine di generi, nuore e nipoti che lo circondarono, ma confesso che rimane una mia supposizione non suffragata dalle fonti bibliche.
Notevole anche l'efficacia riproduttiva di Abdon, il giudice successore di Elon: ebbe quaranta figli e trenta nipoti. In questo caso, nulla ci viene detto sulla nazionalità delle mogli, né degli eventuali buoi; in compenso si precisa che "ognuno di loro era padrone di un asino". 
Così, giusto per ricordarlo - come direbbero quelli di Mediaset.


giovedì 26 settembre 2013

Una zeppola micidiale

Ai tempi di Iefte, la zeppola di
Muccino sarebbe stata... micidiale
Confesso una delle mie tante debolezze: non sopporto Silvio Muccino e la sua zeppola. Mi dà proprio sui nervi. Intendiamoci, non mi ha fatto nulla di male e non ho motivi fondati per ritenerlo una brutta persona. Solo che appena lo sento parlare, mi verrebbe l'istinto irrefrenabile di affibbiargli quattro ceffoni, così, senza un perché. Forse sono io, la brutta persona.
O forse, arrampicandomi per rami plurisecolari lungo il mio albero genealogico, salterebbe fuori che discendo da Iefte. Già, proprio quel simpatico giudice di Israele che mise al rogo sua figlia.
Consumato l'allegro fuocherello in famiglia, Iefte nel capitolo 12 del libro dei Giudici si ritrova a dover respingere l'assalto degli uomini della tribù di Efraim. Questi, a onor del vero, se la vanno a cercare: sono offesi perché Iefte non li ha chiamati a combattere con lui contro gli Ammoniti. E con questo pretesto lo minacciano: "Faremo bruciare te e la tua casa!". A quanto pare, a quei tempi i priomani dovevano racimolare un fatturato invidiabile.
Iefte non si scompone: raduna i suoi uomini, l'esercito di Galaad, e sconfigge gli Efraimiti.
Come da tradizione, non si fanno prigionieri. "Per impedire agli Efraimiti di fuggire, tennero sotto controllo i posti dove si poteva attraversare il Giordano. Qualcuno cercava di scappare e chiedeva di poter passare il fiume. Allora gli uomini di Galaad gli domandavano se era Efraimita. Se gli rispondeva di no, gli dicevano: Pronunzia la parola 'scibbolet'! Quello rispondeva 'sibbolet' perché non era capace di pronunziare correttamente quella parola. Allora lo prendevano e lo uccidevano lì, sulla riva del Giordano. Quel giorno furono uccisi quarantaduemila uomini della tribù di Efraim".
Silvio Muccino, t'ha detto bene di nascere qualche secolo dopo. Con la tua zeppola micidiale, sarebbero stati quarantaduemila e uno.

lunedì 19 agosto 2013

Superhot chick

La figlia di Iefte: una
vera superhot chick
Gli americani hanno costumi lessicali spesso curiosi. La loro definizione più in voga per alludere ad una giovane pulzella alquanto gnocca è superhot chick, il cui calco letterale in italiano suonerebbe più o meno pollastrella rovente: espressione idiomatica che risveglia in me più appetiti da barbecue che appetiti sessuali, ma mi rendo conto che probabilmente è una deviazione tutta mia.
Tornando al testo biblico, direi che proprio questa bizzarra definizione americana calza alla perfezione se ci vogliamo riferire all'anonima e sventurata figlia di Iefte (Giudici, capitolo 11).
Il nuovo condottiero degli Israeliti, figlio di mignotta certificato, si mette all'opera per recuperare i territori sottratti dagli Ammoniti. A nulla vale un primo tentativo di risolvere la questione pacificamente tramite gli ambasciatori: Israeliti e Ammoniti si ritengono entrambi legittimi proprietari della regione contesa, rifacendosi a quanto tramandato dai rispettivi antenati, e non si vede alternativa al conflitto.
Prima di partire per la battaglia, Iefte fa un voto al Signore: "Se mi farai vincere gli Ammoniti, quando tornerò dalla vittoria, destinerò a te e brucerò come sacrificio la prima creatura che uscirà di casa mia per venirmi incontro".
Mi pare evidente che il cane di casa gli stia altamente sulle balle, e Iefte stia cercando un pretesto per potersene liberare.
Ottenuta un'agevole vittoria bellica, così scontata che i bookmaker dell'epoca avevano proibito le scommesse, il nostro Giudice se ne torna bel bello alla sua casetta di Mizpa. Immagino fosse tutto contento all'idea di poter finalmente dare alle fiamme quell'insopportabile barboncino scodinzolante. Magari con due patate e mezzo litro di Chianti, ne poteva uscire anche una cenetta apprezzabile.
Imprevedibilmente, però, "gli uscì incontro sua figlia, danzando al suono del tamburello".
Amica, fossi in te comincerei a mettere giù il tamburello.
"Era la sua unica figlia [...]. Appena la vide, Iefte, disperato, si stracciò i vestiti - per la gioia della sarta, ndr - e gridò: Figlia mia! tu mi spezzi il cuore. Perché devi essere proprio tu la causa di un grande dolore? Io ho fatto una solenne promessa al Signore, e ora non posso tirarmi indietro".
La fanciulla non fa una piega. "Padre mio, se ti sei impegnato così davanti al Signore, fai di me come hai promesso. [...] Concedimi solo questo: lasciami libera per due mesi. Me ne andrò con le mie compagne per i monti a piangere perché muoio senza essermi sposata".
Cioè, Ciccia, fammi capire: tuo padre ti ha appena detto che ti brucerà viva, e  per te il vero dramma è che non ti sei ancora sposata?
Pare proprio di sì.
"Lei andò per i monti con le sue compagne e pianse perché doveva morire senza marito e senza figli. Dopo due mesi tornò da suo padre. Egli fece quello che aveva promesso al Signore, e lei morì ancora vergine".
Arrostita viva senza nemmeno un moto di ribellione: questa sì che è una vera superhot chick!

lunedì 15 luglio 2013

La rivincita del Biondo

Iefte in una foto di repertorio
Dopo la truce morte del truce Abimelech, il popolo di Israele è guidato da due Giudici sui quali il testo biblico spende in tutto un paio di righe (capitolo 10): Tola e Iair. Avrei voluto saperne di più soprattutto sul primo, "figlio di Pua, nipote di Dodo": una genealogia che prometteva bene. Peccato.
Manco a dirlo, dopo un po' gli ebrei ci ricadono e finiscono per abbandonare il Signore, cominciando ad adorare altre divinità: "gli idoli di Baal e di Astarte, gli dei di Aram, di Sidone, di Moab, degli Ammoniti e dei Filistei". Non potevano durare a lungo, è evidente: il culto di Aram si rivela fugace quanto il successo, millenni dopo, degli Aram Quartet. Del resto, ormai abbiamo capito che Dio - anzi, Tatadìo - è quel filino permaloso.
"Il signore non sopportò più gli Israeliti e li abbandonò in preda ai Filistei e agli Ammoniti". Come volevasi dimostrare.
Si ripete l'ormai consueto teatrino: dopo 18 anni di patimenti, gli ebrei si pentono amaramente e tornano ad implorare disperati il Signore, che sulle prime è irremovibile ("Chiamate in aiuto gli dei che vi siete scelti"), ma alla fine si commuove e decide di liberarli.
Serve un nuovo Giudice. Chi mai potrà essere? Lo scopriamo al capitolo 11.
"Iefte era un valente guerriero della regione di Galaad. Era nato da una prostituta".
Si vede che è periodo: dopo Abimelech, un altro figlio di puttana. Ovviamente a suo tempo rinnegato e scacciato dai fratelli, figli legittimi del padre, che ora però tornano a supplicarlo con tutti gli Israeliti: "Vieni. Accetta di essere il nostro comandante, e così potremo combattere gli Ammoniti [...] e diventerai il capo di tutti gli abitanti di Galaad".
Ci siamo: è il momento della rivincita del biondo.
Come lo so che era biondo? Me l'ha insegnato Sergio Leone...


martedì 18 giugno 2013

Wonder Woman

La forzuta
giustiziera di Abimelech
Chi mai potrà fermare un bastardo sanguinario figlio di buona donna come Abimelech (le cui gesta sono narrate qui e qui)? Ci vorrebbe un supereroe. O meglio ancora una supereroina.
La nostra vendicatrice rimane purtroppo anonima, ma di certo ha una forza paragonabile a quella di Wonder Woman. Si narra alla fine del capitolo 9 del Libro dei Giudici: "Abimelech marciò contro la città di Tebez (i.i. inciso idiota: a quei tempi Tebez si spartiva il dominio sulla regione con Corintoz, Micenez, Spartaz e Atenez): l'assediò e la conquistò. In mezzo alla città c'era una torre fortificata. I proprietari e gli abitanti della città, uomini e donne, erano corsi a rifugiarsi nella torre. Si erano barricati dentro ed erano saliti sulla terrazza. Quando Abimelech andò ad attaccare la torre, si avvicinò alla porta per incendiarla".
E ti pareva: il "piccolo Nerone" è pronto a colpire ancora. Stavolta però ha fatto i conti senza l'oste, o meglio senza l'erculea ostessa. "Ma una donna buttò giù la pietra di una macina sulla sua testa e gli fracassò il cranio".
Ora, io non sono esperto in antiche macine da mulino, ma immagino che pesassero un tantino di più di una macina del Mulino Bianco. In ogni caso, la macina in questione risulta mortalmente indigesta ad Abimelech, che tuttavia ha un ultimo sussulto da bastardo qual è anche in punto di morte. In questo caso, da bastardo sessista. "Abimelech chiamò subito il ragazzo che portava le sue armi e gli ordinò: Prendi la mia spada e uccidimi! Così nessuno potrà dire che sono stato ucciso da una donna".
Il ragazzo esegue l'ordine, Abimelech riceve il colpo di grazia.
"Quando gli Israeliti videro che era morto, tornarono tutti alle loro case". Non molto dispiaciuti, a quanto pare.
Visto che l'antica e maschilista società israelita non ti rese il giusto merito, provvedo subito io: grazie, Wonder Woman! Un altro bastardo assicurato per sempre alla giustizia divina.

lunedì 10 giugno 2013

Il mio nuovo romanzo

Piccolo spazio autopromozionale.
E' stato pubblicato in formato e-book Era un'estate senza tormentone, il mio nuovo romanzo.
Utilizzo questo spazio per dare qualche spunto a chi fosse incuriosito e rispondere ad alcune 'domande frequenti' al riguardo.

1. Che storia racconta?
Potete farvi un'idea guardando il book-trailer 'casereccio' che ho preparato

In alternativa, ecco il link diretto alla scheda di presentazione sul sito dell'editore.
Qui invece potete leggere gratuitamente in anteprima le prime 14 pagine.

2. Dove lo posso acquistare?
Il download è disponibile da tutte le principali librerie online. Il costo promozionale fissato dall'editore è di 1 euro e 99 centesimi per il periodo di lancio (fino al 6 luglio), successivamente dovrebbe alzarsi di un euro (2,99).
Questi alcuni link diretti per comprare il libro su:
Amazon iTunes GooglePlay IBS IlLibraio Feltrinelli Rizzoli Mondadori Kobobooks Bookrepublic Mazy Ebookizzati Txtr Unilibro Deastore Cubolibri Omniabuk

3. Non ho un tablet o un e-rader, ma solo un computer. Posso leggerlo lo stesso?
Certo! Se lo avete scaricato  in formato Kindle (che in genere è quello disponibile ad esempio su Amazon), vi basterà scaricare gratuitamente Kindle per pc (ma state attenti ai sistemi operativi supportati!). Se invece avete effettuato il download del formato epub o pdf, invece, vi suggerisco di scaricare gratuitamente questo programmino Adobe che in un attimo vi consentirà di leggerlo molto comodamente sul monitor del vostro computer. Certo la carta è un'altra cosa, ma vi assicuro che non si va affatto male.

4. Ma non esiste il libro 'vero' di carta?
Al peggio non c'è mai fine:
è uscito il mio nuovo romanzo
Al momento no. Per ottenere la pubblicazione in e-book da parte del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol - uno dei maggiori in Italia, che controlla marchi come Garzanti, Longanesi, Guanda, Salani - il romanzo ha superato una selezione tra 1109 inediti, dai quali dopo un lungo processo di letture e votazioni sono emersi 30 finalisti che hanno ottenuto la pubblicazione in e-book nell'edizione 2012 del concorso letterario IoScrittore. Solo uno dei finalisti è già stato pubblicato anche in cartaceo. Gli altri 29 - tra cui il mio - hanno ottenuto un'opzione ventennale: il Gruppo Editoriale, sulla base dell'interesse-successo che incontrerà l'e-book, potrà decidere da qui ai prossimi vent'anni di pubblicarlo anche in forma cartacea per una delle sue case editrici. Quindi, se proprio avete voglia di leggerlo sulla carta, l'unico modo per renderlo possibile è acquistarlo e farlo acquistare in digitale.

Grazie a tutti e... buona lettura! - o almeno lo spero.
Per insultarmi, potete liberamente commentare questo post cliccando sulla scritta 'commenti' proprio qui sotto.

domenica 2 giugno 2013

Il maestro di Nerone

Prima di Nerone, Abimelech
diede alle fiamme la sua città
A scuola abbiamo tutti sentito raccontare dell'imperatore romano Nerone, che secondo una leggenda metropolitana alimentata dai suoi detrattori diede l'ordine di appiccare il grande incendio che distrusse Roma nel 64 dopo Cristo.
Apprendo ora che ben prima di lui ci fu un altro re che diede alle fiamme la sua stessa città.
Ovviamente è quel bastardo di Abimelech, che prosegue degnamente la propria carriera di figlio di mignotta.
Dopo avere ammazzato i suoi settanta fratellastri, figli legittimi di Gedeone, l'illegittimo Abimelech è portato in trionfo come re di Sichem. Più che motivata la maledizione che scaglia contro di lui e tutti gli abitanti della città l'unico fratellastro rimasto in vita, il piccolo Iotam: "Vi auguro che da Abimelech esca un fuoco e bruci i proprietari di Sichem e Bet-Millo!" (Giudici, capitolo 9).
Poi Iotam si rifugia nella città di Beer. Mi pare il posto migliore per darsi all'alcol.
Dopo tre anni di dominio tranquillo, i capi di Sichem si ribellano contro Abimelech, istigati da un certo Gaal, da poco giunto in città a capo di una compagnia di vendemmiatori ambulanti. Informato dal suo fedele servitore Zebul, Abimelech fa subito abbassare la cresta al Gaal: in un'imboscata ammazza svariati suoi seguaci e lo costringe all'esilio assieme ai suoi fratelli.
Il giorno successivo, il re regola il conto in sospeso con gli abitanti di Sichem. Mentre questi se ne vanno ignari a coltivare i campi, "Abimelech avanzò rapidamente con il suo gruppo e prese posizione all'ingresso della città, mentre gli altri due gruppi piombarono su quelli che erano nei campi e li uccisero".
Può bastare? Ovviamente no. "Abimelech combatté per tutta la giornata e infine conquistò Sichem. Massacrò gli abitanti, rase al suolo la città e cosparse le sue rovine di sale". Ecco da dove i romani hanno tratto ispirazione per Cartagine.
Adesso forse può bastare. Come non detto. I proprietari della torre-roccaforte di Sichem, infatti, si sono rifugiati nel sotterraneo del tempio di El-Berit. Abimelech e i suoi uomini raggiungono il tempio, tagliano un ramo a testa da un albero, ammucchiano i rami contro il sotterraneo e appiccano le fiamme. "Il sotterraneo bruciò con tutti quelli che erano dentro. Morirono tutti gli abitanti della torre di Sichem, circa mille persone tra uomini e donne".
Ecco, adesso può bastare davvero. Ma lo scrivo sottovoce, che quando si ha a che fare con un bastardo del genere non si sa mai...

mercoledì 15 maggio 2013

Il bastardo

Come potremmo definire Abimelech?
Ai figli nati all'infuori dal matrimonio, in genere, non sono riservati epiteti particolarmente gentili. Nel migliore dei casi vengono definiti "illegittimi".
Ecco, un figlio illegittimo lo ha avuto anche Gedeone. Come ci viene spiegato alla fine del capitolo 8 del libro dei Giudici, lo ha generato con un'innominata concubina che abitava a Sichem, e gli ha imposto - poverino - il nome di Abimelech.
Illegittimo sì, unigenito no. L'arzillo Gedeone non si è certo risparmiato: degno epigono dei primi patriarchi della Genesi, ci ha dato dentro fino in tarda età, ed è serenamente morto circondato dall'affetto di altri settanta figli legittimi. Chissà come si regolavano per i turni in bagno alla mattina.
Una volta passato a miglior vita l'anziano padre, Abimelech pensa bene di trasformare la sua "illegittimità" da svantaggio in vantaggio. "Andò a Sichem, dove viveva la famiglia di sua madre, e suggerì a tutti i suoi parenti di fare ai ricchi proprietari della città questa proposta: Che cosa sarebbe meglio per voi? Avere come capi i settanta figli di Gedeone o averne uno solo? Ricordatevi che solo Abimelech è del vostro stesso sangue".
L'argomentazione è convincente: "presero settanta pezzi d'argento dal tempio di Baal-Berit e glieli consegnarono". Abimelech sa già come investirli: organizza una banda di vagabondi e avventurieri disposti a seguirlo.
Dove andrà mai, quest'allegra combriccola? Magari cominciano a girare il mondo cantando Help e Ticket To Ride...
Purtroppo no.
"Andò a Ogra, nella casa di suo padre, e massacrò i settanta figli di Gedeone tutti sulla stessa pietra. Di essi si salvò solo il più piccolo, Iotam, che si era nascosto. Tutti i proprietari di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e si recarono alla quercia della Stele che si trova in città. Là proclamarono re Abimelech".
Altro che illegittimo. Mi si passi il francesismo, ma questo è a tutti gli effetti un bastardo figlio di troia.
Con affetto, gli dedico un immortale brano della premiata ditta Stadio-Lucio Dalla.


martedì 9 aprile 2013

Una fame assassina

Un affamato è un potenziale assassino
Occhio a rifiutare il cibo a chi è affamato: le conseguenze potrebbero essere nefaste. Lo provano sulla loro pelle gli abitanti di Succot e Penuel, che nel capitolo 8 del libro dei Giudici si rifiutano di rifocillare l'esercito di Gedeone, impegnato nell'inseguimento dei Madianiti, terrorizzati dalla riuscitissima imboscata notturna organizzata dagli Israeliti.
Gedeone ha già ottenuto la testa di due comandanti nemici, Oreb e Zeeb. Ma non gli basta: con i suoi 300 leccatori scelti oltrepassa il Giordano e prosegue l'inseguimento ad altri due re Madianiti, Zebach e Zalmunna, attraverso le amene città di Succot e Penuel (i.i. - inciso idiota: era noto che fosse raccomandabile tenere alla larga le procaci fanciulle di Succot dai testosteronici giovinotti di Penuel, al fine di evitare spiacevoli compromissioni suggerite dai nomi delle rispettive città).
Qui Gedeone chiede cibo per i suoi affamati soldati, ma gli abitanti glielo rifiutano: "Avete già preso Zebach e Zalmunna? No! E perché allora dovremmo dar da mangiare al tuo esercito?".
Avranno modo di pentirsene. Una volta raggiunti i due re e i 15.000 uomini al loro seguito, Gedeone e i suoi 300 se ne sbarazzano facilmente e fanno prigionieri i due monarchi. A loro Gedeone penserà più tardi.
Prima c'è l'"affronto famelico" da vendicare. Sulla strada del ritorno, catturato un ragazzo di Succot, il Giudice lo fa interrogare fino ad ottenere i nomi dei 76 capi e responsabili della città: tutti loro vengono frustati con le spine e i cardi del deserto. Va ancora peggio a quelli di Penuel: la torre simbolo della città viene abbattuta (e qui mica ci vuole Freud...), e gli abitanti uccisi.
Spero che Zebach e Zalmunna non si fossero illusi di farla franca, nel frattempo. Sistemati i conti in sospeso, Gedeone li interroga a loro volta: "Com'erano gli uomini che avete ucciso sul Tabor?".
Gli risposero: "Assomigliavano a te e sembravano tanti principi".
Saranno anche re, ma non brillano certo per scaltrezza.
Gedeone esclamò: "Allora erano miei fratelli, figli di mia madre!".
La condanna a morte è inevitabile. Prima Gedeone prova a farla eseguire dal suo giovane figlio Ieter, ma visto che il ragazzo tentenna provvede personalmente: "egli li uccise e prese i collari dei loro cammelli".
Immagino che i cammelli in questione, prima, se li fosse cucinati arrosto: in tutto questo inseguire ed ammazzare, si era ancora dimenticato di pranzare...

martedì 26 marzo 2013

Uno scherzo ben riuscito

Gedeone prepara un divertente
scherzo notturno ai Madianiti
Da bambini ci abbiamo provato quasi tutti. E tutti, più o meno, ce l'abbiamo fatta: alzi la mano chi almeno una volta non è riuscito ad impaurire qualcun altro (amico, parente o sconosciuto che fosse) comparendo all'improvviso e mettendosi ad urlare con quanta più voce aveva in corpo.
Perché poi la paura suscitata negli altri ci faccia immancabilmente ridere e sentire soddisfatti, questo proprio non lo so. Forse è un risvolto sadico della nostra personalità che in qualche modo deve pur trovare soddisfazione, di tanto in tanto. Ma di psicologia e psicanalisi ne so meno di nulla, quindi tanto vale chiuderla qui e continuare con quello che è il vero senso di questo blog insensato: scrivere la prima cosa che mi passa per la testa leggendo un passo biblico.
Dunque, quali sono le regole per uno 'scherzo di paura' ben riuscito?
La prima è il fattore sorpresa: bisogna nascondersi per bene, meglio se al buio. Va da sé che la notte è il momento più indicato.
Secondo: si raccomanda, al momento necessario, di far risuonare a volume spropositato un rumore univoco e netto. Un urlo monovocalico (Bu! Ah! Uh!) è sempre la scelta migliore, il 'grande classico' dall'effetto garantito, come le lasagna con besciamella e ragù la domenica a pranzo.
Terzo: se il tutto è accompagnato dall'apparizione di qualcosa di pauroso a vedersi (ad esempio una maschera da cadavere o una tarantola enorme di gommapiuma), risultiamo ancora più spaventosi.
Gedeone si dimostra un grande esperto in materia. Nel capitolo 7 del libro dei Giudici, avvalendosi dei suoi 300 leccatori scelti, mette in scena uno scherzo micidiale ai danni dei Madianiti.
A mezzanotte, "divise i suoi trecento uomini in tre gruppi. Diede a ciascun soldato una tromba e una brocca con dentro una torcia. E disse loro: Quando saremo ai lati dell'accampamento, guardate verso di me e fate come farò io". Che è poi la tecnica del Ballo di Simone con qualche millennio di anticipo.
Giunto ai lati dell'accampamento nemico, "Gedeone suonò la tromba e ruppe la brocca che aveva in mano. I tre gruppi seguirono il suo esempio: tutti suonarono le trombe e ruppero le brocche. Nella mano sinistra tenevano la torcia e nella destra la tromba".
I Madianiti, d'improvviso, si ritrovano loro malgrado nel bel mezzo di una scena che ricorda molto un raduno del Ku Klux Klan: l'oscurità e il silenzio della notte sono squarciati dall'apparizione di trecento fiaccole, mentre trecento trombe risuonano sinistre tra le grida minacciose degli israeliti.
"I Madianiti si misero a correre da una parte all'altra, urlavano di paura e cercavano di fuggire. Mentre i trecento suonavano le trombe, il Signore gettò nel panico tutto l'accampamento, e i Madianiti si colpirono l'un l'altro con la spada. Infine, tutto l'esercito prese la fuga".
Non c'è che dire: Gedeone li ha fatti letteralmente morire di paura. E i sopravvissuti? Tranquilli: un bell'inseguimento, e li si fa fuori tutti. Il divertimento è appena cominciato!

domenica 3 marzo 2013

300 leccatori scelti

Il test di leccata alla fontana:
solo chi lo supera diventa soldato
Ognuno seleziona i suoi dipendenti come meglio crede. C'è chi si basa sul curriculum, chi sulla segnalazione fatta da un amico fidato, chi sulla simpatia nel colloquio di presentazione. E c'è chi decide di indire un test attitudinale.
E' proprio questa la via adottata dal Signore per reclutare i soldati da affiancare a Gedeone in vista della battaglia contro l'imponente esercito dei Madianiti (Giudici, capitolo 7).
I posti da assegnare sono limitati, e per un motivo ben preciso.
"Il Signore disse a Gedeone: Siete in troppi, non posso farvi vincere contro i Madianiti. C'è il pericolo che poi gli Israeliti si attribuiscano il merito della vittoria e non riconoscano il mio intervento". Al bando la falsa modestia.
Dio ordina allora al suo condottiero di parlare così all'esercito: "Chi è indeciso o ha paura, lasci subito la montagna di Galaad e se ne torni a casa sua". Dopo il discorsetto, in 22.000 non se lo fanno ripetere e fanno fagotto. Io sarei stato di certo tra loro. Restano comunque 10.000 coraggiosi pronti a morire per la causa.
Ma al Signore non basta vincere: vuole stravincere da solo, farci un figurone. "Siete ancora in troppi - dice a Gedeone -. Porta i tuoi uomini alla sorgente e io li metterò alla prova".
Confesso che sono curioso e intimorito: quale prova terribile attende i soldati? Dovranno combattere a vicenda all'ultimo sangue, come i gladiatori? O saranno chiamati a superare un pericolosissimo e impegnativo percorso a ostacoli, come secoli più tardi dovranno fare i valorosi marines, gli ancor più valorosi concorrenti di Giochi Senza Frontiere o i valorosissimi Pappalardo, famosissimi tra i famosi dell'Isola?
Niente di tutto questo. E' una prova di abilità ben più specifica, minuziosa ed insidiosa.
"Il Signore disse a Gedeone: Metti da una parte chi per bere leccherà l'acqua con la lingua come fanno i cani. Lascia dall'altra parte quelli che per bere si metteranno in ginocchio".
Su 10.000 che erano, "solo 300 uomini portarono l'acqua alla bocca con la mano e la leccarono. Tutti gli altri per bere si inginocchiarono".
La scelta è compiuta: "Io salverò Israele e ti farò vincere contro i Madianiti soltanto con i 300 uomini che hanno leccato l'acqua. Gli altri mandali pure a casa".
Prima di Leonida e dei suoi Spartani alle Termopili, ecco altri Trecento che sono passati alla Storia: Gedeone e i suoi 300 leccatori scelti.

martedì 12 febbraio 2013

Provare per credere

Gedeone mette alla prova il Signore:
avrà imparato da Guido Angeli...
Finché non vedo, non credo.
Sarà la filosofia che renderà celebre e proverbiale, nel Nuovo Testamento, il dubbioso san Tommaso, quello che non ci crede finché non ci mette il naso. Il santo infatti chiederà di toccare con mano le ferite della crocifissione al suo vecchio amico Gesù: un tipo per indole buono e conciliante, che per di più in quel momento aveva senza dubbio la luna particolarmente giusta (chi può essere più felice di uno che è appena risorto, e sa di non dover più sopportare il travaglio di una morte inchiodato ad una croce?).
Gedeone, invece, nel capitolo sesto del libro dei Giudici ha la faccia tosta di esigere una prova concreta nientepopodimeno che da "il Signore": un tipo che, quando gli girano i cinque minuti, può scatenare fuochi mangiauomini o voragini divoratrici.
Dio ha appena dato il segnale a Gedeone di andare in guerra contro il temibile esercito formato da Madianiti, Almaciti e altre tribù del deserto. C'è il serio rischio di lasciarci la pelle, a guardare le forze in campo. Gedeone decide dunque di sfidare l'irascibilità divina, pur di essere certo che poi l'Onnipotente sarà al suo fianco in battaglia. Perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio: provare per credere, come ci ha insegnato Guido Angeli di Aiazzone.
"Tu hai detto di volerti servire di me per salvare Israele - ricorda al Signore -. Ebbene, io stenderò il manto di una pecora in terra dentro il cortile. Se domattina solo il manto sarà bagnato di rugiada e il terreno attorno resterà asciutto, allora sarò sicuro che tu hai deciso di salvare Israele per mezzo mio".
Una botta di lebbra non gliela leva a nessuno, a 'sto presuntuoso.
Macché. "Avvenne proprio così".
Gli è andata bene, contro ogni previsione. Adesso allora Gedeone partirà subito bel bello per andare a guerreggiare, compiendo la volontà del Signore.
Di nuovo macché. Il nostro Giudice impudente alza il tiro.
"Lascia che parli ancora una volta e non adirarti contro di me".
Hai capito. Minimo minimo ti fa lapidare.
"Voglio avere un'altra prova".
Ma con chi credi di parlare Ciccio, con l'ultimo cameriere del bar? E poi l'erba voglio non esiste neanche nel giardino del re, te l'ha mai detto tua mamma?
"Questa volta la lana deve restare asciutta e la rugiada deve essere tutto attorno".
Come no? Te la fa vedere lui, la rugiada: ci finirai affogato dentro, tu e tutti i tuoi parenti fino alla settima generazione.
Incredibilmente, ancora una volta macché. "La notte seguente Dio fece esattamente così".
Cioè, fatemi capire: Gedeone pretende, Dio lo accontenta.
Per forza poi i Giudici e gli Israeliti mi vengono su viziati. A ridatece Tatadìo!

mercoledì 30 gennaio 2013

MasterChef Israele

Il Signore assaggia il piatto di Gedeone
per decidere se nominarlo Giudice
Quali sono le doti necessarie per essere scelto come nuovo Giudice? Difficile intuirlo. Il Signore di volta in volta sembra cambiare le sue preferenze, e si prende sempre un bel po' di tempo per decidere.
Dopo le imprese della profetessa Debora, l'ennesima disobbedienza degli Israeliti viene punita con la piaga dei Madianiti: per sette anni le incursioni continue di questo popolo del deserto riducono alla miseria e alla fame i discendenti di Mosè. "Erano come uno sciame di cavallette. Avevano tanti cammelli, che non si riusciva nemmeno a contarli, e dove passavano, devastavano tutto". Gente simpatica e a modo, insomma.
Gli Israeliti pregano e si lamentano fino a quando Dio decide di accontentarli con un nuovo Giudice-liberatore. A chi tocca stavolta?
Prima di tutto, a un maestro del mimetismo, prudente quanto scaltro. "Gedeone stava battendo il grano nascosto dentro a un tino, per non farsi scoprire dai Madianiti".
L'angelo del Signore, salutandolo, ci svela altre due caratteristiche importanti di Gedeone: "Tu sei un uomo forte e valoroso, il Signore è con te".
Una volta tanto, Dio sembra inoltre prediligere una certa sfrontatezza, piuttosto che la consueta sottomissione. Non si spiega altrimenti come mai Gedeone non venga colpito da peste fulminea nel momento stesso in cui osa ribattere: "Il Signore è davvero dalla nostra parte? Com'è possibile allora che ci sia capitato tutto questo? Dove sono andate a finire tutte le sue meravigliose imprese?".
Dato il tono conciliante dell'angelo, Gedeone alza ancora il tiro, e comincia a dare disposizione come se fosse lui a comandare la baracca: "Se tu scegli proprio me, dammi una prova che sei davvero il Signore. Intanto non te ne andare di qui, fino al mio ritorno. Vado a prepararti un'offerta e te la porterò".
Data cotanta e cotale tracotanza, mi aspetterei come minimo che la terra si aprisse e lo inghiottisse. Ma è qui che il Signore rivela il Carlo Cracco che è in lui: di fronte all'opportunità di assaggiare il piatto rituale preparato da Gedeone, l'angelo non resiste e accetta di buon grado. "D'accordo! - disse il Signore -. Aspetterò fino al tuo ritorno".
"Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con venti chili di farina fece del pane non lievitato".
Un capretto intero e una pagnotta da venti chili. Decisamente di buon appetito, questo Signore.
"Mise la carne dentro a un cesto e il brodo dentro un recipiente, e poi li portò sotto l'albero e li offrì al Signore".
Quale sarà il verdetto? "Allora l'angelo del Signore tese il braccio e, con la punta del bastone che teneva in mano, toccò il pane e la carne. Dalla pietra sprigionò una fiamma, e il fuoco bruciò la carne e il pane non lievitato. Poi l'angelo del Signore scomparve".
Nonostante l'apparenza minacciosa, è il suo modo per dire per me è un sì.
Israele ha finalmente il suo nuovo Giudice: è Gedeone, professione MasterChef.

giovedì 10 gennaio 2013

Girl Power/2: Kill Bill

Giaele, più spietata di Uma
Dov’eravamo rimasti?
La Giudice Debora sta guidando alla liberazione Israele dalla schiavitù patita per vent’anni sotto il re Iabin (Giudici, capitolo 4).
L'esercito del re, guidato dal comandante Sisara, è sterminato come da copione dalle truppe israelite assiste dal Signore: il loro capitano si chiama Barak, ed è verosimilmente abbronzato come Obama.
Il comandante nemico fugge cercando di salvare la pellaccia: spera di trovare riparo nella tenda di Eber il Kenita, che in teoria è alleato del suo re, Iabin.
Lo accoglie la moglie di Eber, Giaele: "Fermati! Fermati qui da me! Non aver paura".
"Egli entrò nella tenda e lei lo coprì con un tappeto. [...] Lui le disse ancora: Stai davanti alla tenda; se ti domandano 'c'è qualcuno?', tu rispondi di no".
Chissà perché, non ho un buon presentimento.
"Sisara era molto stanco e si addormentò subito".
Mi sa che ce lo siamo giocati.
"Allora Giaele tolse un picchetto dalla tenda, prese in mano un martello e si avvicinò a Sisara senza far rumore. Gli conficcò nella tempia il picchetto, ma così forte che rimase piantato anche in terra".
Gli avrà mica fatto male ? – involontariamente, ben s’intende.
"Sisara passò dal sonno alla morte".
Ah, ecco, mi pareva.
Quindi, con tranquillità glaciale, la donna esce a cercare Barak: "Vieni, ti farò vedere l'uomo che cerchi".
"Sisara era steso a terra, morto, con il picchetto piantato nella tempia".
Strano che non si fosse spostato.
La spietata Beatrix/Uma Thurman di Kill Bill le fa un baffo: con Giaele, è Girl Power al cubo.

sabato 5 gennaio 2013

Girl Power/1: La Giudice

Con la profetessa Debora
si riafferma il Girl Power
Altro che "sesso debole". Quando ci si mettono, le donne possono dimostrarsi molto più forti degli uomini.
Nell'Antico Testamento, a dire il vero, era dai tempi della Genesi che non incontravo "femmine scaltre per maschi babbei" come si erano dimostrate Tamar, la Stronza o Rebecca; l'unica così astuta nei libri successivi forse è stata Raab, la prostituta di Gerico.
Il capitolo 4 del Libro dei Giudici finalmente ci presenta altre due autorevolissime esponenti del Girl Power biblico.
La prima è nientemeno che una Giudice, la profetessa Debora. Di fatto è lei la nuova effettiva liberatrice del popolo d'Israele mandata da Dio dopo Eud; tra i due, viene nominato di sfuggita il sanguinario Samgar. Di questo terzo Giudice si scrive solo: "con un pungolo da buoi uccise seicento Filistei". Immagino che, soddisfatto del collaudo, in seguito sia tornato ad ammazzare buoi.
Nel frattempo il popolo eletto disobbedisce ancora, e il Signore lo fa cadere per vent'anni sotto il giogo del re cananeo Iabin, che può contare sull'imponente esercito guidato dal comandante Sisara.
La profetessa Debora, quarta Giudice, dopo un colloquio con l'Altissimo sa che è giunto il tempo della liberazione e lo comunica a Barak: non è Obama, ovviamente, ma il tizio che comanda le tribù di Zabulon e di Neftali.
"Va' e prendi con te diecimila uomini [...] e portali con te sul monte Tabor. Il Signore attirerà Sisara [...] al torrente Kison con i suoi carri e le sue truppe, e li farà cadere nelle vostre mani".
Notevole la risposta del coraggioso Obama de noialtri: "Se vieni anche tu, ci vado; altrimenti no".
"Sì, verrò con te. Ma questo non ti farà onore, perché il Signore darà Sisara in mano a una donna!".
L'apoteosi del Girl Power.