martedì 11 settembre 2012

Braveheart non abita a Gabaon


Il coraggio di Braveheart
non è di moda a Gabaon

Possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!”. Così l’impavido condottiero William Wallace/Mel Gibson arringa l’esercito degli straccioni scozzesi ad immolarsi contro l’armatissima armata inglese.
Gran bel discorso patriottico! - pensano i valorosi guerrieri delle highlands, che iniziano a urlare come ossessi preparandosi allo scontro finale.
Gran bel discorso del cazzo! - avrebbero pensato invece i cittadini di Gabaon. Altro che libertà: meglio una dignitosa e lunga vita da schiavi boscaioli, che un'eroica e rapidissima morte sul campo di battaglia.
Questa è la saggia filosofia che spinge gli abitanti di Gabaon a non ripetere l'errore commesso dai loro vicini di Gerico e di Ai, sterminati fino all'ultimo provando ad opporsi all'esercito di Giosuè. Come evitare l'inevitabile, dato che i soldati israeliti sono ormai vicinissimi e il Signore ha ordinato loro di conquistare e radere al suolo ogni città sul loro cammino? Gli ingegnosi Gabaonesi - sempre che si chiamino così - mettono a punto uno stratagemma. Si travestono come se avessero percorso migliaia e migliaia di chilometri, vestendo abiti e sandali logori e caricando sacche e otri vuoti sugli asini, e vanno all'accampamento israelita di Calgala (Libro di Giosuè, capitolo 9). Una volta al cospetto di Giosuè, la buttano sul patetico: "Vogliamo essere vostri servitori e vi chiediamo di fare con noi un trattato di alleanza. Guardate il nostro pane! Quando siamo partiti da casa era ancora caldo; ora è secco e sbriciolato. I nostri otri, quando li abbiamo riempiti, erano nuovi; vedete come sono ridotti. I nostri vestiti e i nostri sandali sono consumati per il lungo viaggio che abbiamo fatto".
Giosuè, che in fondo è un buon uomo, si lascia convincere. "E così si impegnò a lasciarli vivere in pace. I capi della comunità confermarono l'accordo con un giuramento". E se sei un israelita e hai giurato, amico mio, sei fregato irrimediabilmente. Così, tre giorni dopo, Giosuè e i suoi percorrono i pochi chilometri che li separano da Gabaon e scoprono di essere stati raggirati dai suoi scaltri abitanti, ma non possono giustiziarli come vorrebbero: "Ci siamo impegnati nel nome del Signore perciò non possiamo far loro del male. Dobbiamo lasciarli in vita e mantenere la parola data, altrimenti Dio ci punirà". A Giosuè non resta che infliggere loro una condanna alla sottomissione eterna: "li rese schiavi e li obbligò a spaccar legna e portar acqua per il popolo e per l'altare del Signore nel luogo che il Signore avrebbe scelto. Ed essi continuano a farlo ancor oggi". Schiavi e boscaioli, ma vivi e vegeti. Alla faccia di Braveheart, crepato per il suo coraggio.