mercoledì 27 aprile 2011

Mosè Potter

Mosè nell'Esodo
ha un 'bastone magico' ultrapotente
Secondo Freud è un simbolo fallico di dominazione. Gli Egizi e altri popoli antichi la utilizzavano nei rituali religiosi contro gli spiriti maligni. Mosè è probabilmente il primo eroe della letteratura che ne fa un utilizzo così frequente e importante. Sto parlando della bacchetta magica, naturalmente, che nell'Esodo abbiamo già incontrato più volte sotto forma di bastone (vedi qui e qui).
L'arma divina affidata al condottiero del popolo eletto si rivela fondamentale nello scontro tra gli Ebrei, guidati per la prima volta sul campo di battaglia da Giosuè, e gli Amaleciti, che nel capitolo 17 hanno avuto la malsana idea di attaccarli.
Seguendo le istruzioni di Dio, Mosè si posiziona su un'altura per dominare il teatro del combattimento. Aiutato da Aronne e Cur, solleva il pesantissimo bastone, assicurando così una forza straordinaria ai guerrieri Ebrei che annichiliscono i loro nemici. I suoi ottanta e passa anni però si fanno sentire: appena il vecchierello abbassa la verga per tirare il fiato e riposare le braccia, gli Amaleciti prendono il sopravvento.
Con grande fatica, aiutato dai suoi due assistenti, Mosè riesce a tenere sollevato il bastone fino al tramonto, consentendo così a Giosuè e ai suoi soldati di uccidere tutti i nemici. Ancora una volta, come contro gli Egiziani, il Dio guerriero si dimostra dunque invincibile e spietato.
Neanche il malvagissimo e temibilissimo Voldemort potrebbe alcunché contro Mosè Potter e la sua formidabile bacchetta.

venerdì 15 aprile 2011

La dieta del carcerato

40 anni a pane e acqua
per gli ebrei nel deserto
Pane e acqua. Nell'immaginario collettivo, è la classica dieta del carcerato in luoghi tipo Alcatraz. E' anche la dieta obbligata per il popolo d'Israele nei suoi quarant'anni di peregrinazioni nel deserto dopo la fuga dall'Egitto.
Dopo l'iniziale entusiasmo per la ritrovata libertà, gli ebrei ben presto devono affrontare i problemi inevitabili quando si è costretti a vagare in un deserto: sete e fame (Esodo, capitolo 16).
Il malumore contro i condottieri Mosè e Aronne monta rapidamente. Dopo tre giorni senz'acqua, la gente comprensibilmente rischia la crisi di nervi arrivando ad un laghetto d'acqua amara e imbevibile nella località di Mara - chiamata così proprio per l'amarezza dell'acqua. Per fortuna, Dio mostra a Mosè un altro 'bastone magico', senz'altro il gadget preferito nel suo 'kit per miracoli' (vedi qui): basta gettarlo nel laghetto, e l'acqua diventa potabile. Il miracolo sarà ripetuto successivamente anche a Massa e Meriba: Mosè, con il suo fidato bastone, farà scaturire l'acqua dalle rocce. Dio darà così al suo popolo un'ulteriore prova della sua potenza, chiudendo il "litigio" con gli israeliti (Massa e Meriba significa appunto "Prova e Litigio").
Dopo un mese e mezzo di deserto, anche la fame si fa sentire terribilmente. Gli ebrei se la prendono di nuovo con Mosè e Aronne e sbottano: "Il Signore poteva farci morire nell'Egitto! Là almeno avevamo una pentola di carne e si poteva mangiare a volontà. Ora voi ci avete portati in questo deserto. Volete far morire di fame tutta questa gente?". Si stava meglio quando si stava peggio, è proprio vero.
Per placare le lamentele, allora, Dio fa piovere all'alba la manna dal cielo, identificata come pane: filamenti con consistenza simile alla brina si posano sul terreno assieme alla rugiada, diventando una specie di zucchero filato duro, che ha il sapore di una focaccina al miele. Ognuno può raccoglierne e mangiarne a sazietà, ma non di più: il giorno successivo, infatti, inevitabilmente la manna marcisce, a meno che non sia venerdì. In quel caso, la razione è doppia e può essere consumata senza che vada a male anche il sabato, per legge giorno di riposo assoluto obbligato e dunque anche con divieto di raccolta-manna.
La manna all'inizio sembra piacere molto agli ebrei. Il problema è che sarà sostanzialmente l'unico loro cibo per quarant'anni di fila (si accenna inizialmente anche ad una razione di carne prevista ogni sera, ma nel testo poi non se ne trovano altri riscontri). Immagino che i sogni ricorrenti degli israeliti in quei lunghi anni fossero popolati ossessivamente da qualunque tipo di companatico. Del resto, non lo dirà anche Gesù che "non di solo pane vive l'uomo"?

giovedì 7 aprile 2011

E Dio tirò lo sciacquone

Il Mar Rosso, lo "sciacquone" di Dio
Confessiamolo. Quanto ci sentiamo onnipotenti quando imprigioniamo un ragno o una cimice in un fazzoletto di carta e condanniamo l'insettucolo a morte tirando lo sciacquone del water? Nel nostro piccolo, sperimentiamo la stessa sensazione di dominio assoluto della quale sembra compiacersi anche Dio nel capitolo 14 dell'Esodo. Il tutto, ovviamente, fatte le debite proporzioni: il water utilizzato dal Signore è infatti il Mar Rosso, e al posto degli insetti ci fa annegare dentro un intero esercito di egiziani composto da cavalli, cavalieri, carri da guerra - l'autore biblico specifica che sono compresi anche i 600 migliori - oltre ovviamente al capo della banda, il faraone.
Come già osservato per tutta la sfilza delle disgrazie, anche in questo caso gli egiziani, più che malvagi giustamente puniti, sembrano vittime obbligate al sacrificio per adempiere alla divina volontà. Dio prima ordina a Mosè di radunare gli israeliti in fuga a Baal-Zefon, sulle rive del Mar Rosso, perché fungano da esca; quindi, come ama ripetere, rende ostinato il cuore degli Egiziani e li istiga all'inseguimento. Infine, dopo aver concesso a Mosè di utilizzare il suo "bastone magico" per aprire un varco tra le acque e far passare gli ebrei, aspetta che gli egiziani siano tutti nel bel mezzo del passaggio per tirare lo sciacquone e sterminarli. Dubito che i poveretti abbiano avuto tempo e voglia per fare un po' di snorkeling, ammirare i pesci e la barriera corallina.
L'affogamento degli egiziani suscita l'entusiasmo degli israeliti, ormai definitivamente liberi, che elevano a Dio un inno ritmato al tamburello da Miriam, la profetessa sorella di Aronne (e, di conseguenza, immagino anche di Mosè, o no? L'autore comunque vuole precisare che è sorella di Aronne). Il testo esalta continuamente un Dio guerriero, che scatena la sua ira tremenda, terrorizza e annienta i nemici. Beh, mi stava molto più simpatico il Dio che all'inizio della Genesi creava la natura, le donne, il cibo e le vacanze. E dai Dio, basta con questo superlavoro di disgrazie: non hai voglia di tornare un po' in vacanza?

sabato 2 aprile 2011

Aggiungi un posto a tavola

L'agnello, piatto forte della Pasqua ebraica
Se siete invitati ad un banchetto pasquale preparato rigorosamente secondo i dettami biblici, pensateci bene prima di accettare. Potreste trovarvi di fronte a qualche sorpresa non esattamente piacevole.
Dio, che si accinge a guidare oltre 600 mila ebrei verso la libertà dopo 430 anni esatti di schiavitù in Egitto, dà a Mosè ed Aronne indicazioni molto dettagliate su come deve essere preparato il banchetto rituale per celebrare questo solenne momento. Indicazioni da seguire sia la notte della vigilia, sia in futuro per tutti gli anni a venire (Esodo, capitoli 12-13).
Tanto per cominciare, niente pane lievitato per una settimana. E fin qui, nessun problema particolare: cambiano un po' il sapore e la consistenza, ma risulta anche più digeribile. Una volta ogni tanto, perché no? Anche le erbe amare, specie in primavera quando sono tenere e appena germogliate, hanno il loro bel perché.
I problemi cominciano quando si tira in ballo l'agnello: maschio, senza difetti e di un anno, deve essere sgozzato verso sera alla presenza di tutta la comunità. Temo che non sarei in grado di reggere lo spettacolo. Quindi deve essere rigorosamente arrostito sul fuoco insieme alla testa, le gambe e le interiora. E con questa storia delle interiora, temo sarebbe lo stomaco a non reggere.
L'agnello non è però l'unico animale che deve essere immolato: attraverso le parole di Mosè, Dio raccomanda che ogni animale primogenito deve sempre essere sacrificato a lui. Sono ammessi e previsti solo un paio di strappi alla regola: al posto dell'asino primogenito può essere sacrificato un agnello, e in alternativa allo sgozzamento della bestiolina è concesso spezzarle il collo. Poco da fare: nascere agnelli, tra gli ebrei dell'epoca, non era esattamente una fortuna.
Mettiamo pure che siate affascinati dall'aspetto ancestrale di questa brutalità rituale, che siate ad esempio di quelli che assistono rapiti anche ad una corrida; e aggiungiamoci che magari l'agnello vi piaccia da morire anche cotto con tutte le interiora. Prima che accettiate l'invito alla "Pasqua biblica doc", mi sembra tuttavia doveroso sottolineare un ultimo piccolo particolare. Niente di così rilevante, in effetti; per molti sarà di certo un dettaglio secondario. Io ad ogni modo lo scrivo qui sotto, tutto in grassetto, perché si legga bene. E poi non dite che non vi avevo avvertiti, intesi? Bene.
Allora, sappiate che se non siete ebrei e volete comunque celebrare la Pasqua seguendo le prescrizioni dell'Esodo, dovete farvi circoncidere: voi, e tutti i maschi della vostra famiglia. Solo allora sarete ammessi al banchetto.
Aggiungete pure un posto a tavola, ma non per me: grazie per l'invito, io mi tengo il prepuzio.