lunedì 15 luglio 2013

La rivincita del Biondo

Iefte in una foto di repertorio
Dopo la truce morte del truce Abimelech, il popolo di Israele è guidato da due Giudici sui quali il testo biblico spende in tutto un paio di righe (capitolo 10): Tola e Iair. Avrei voluto saperne di più soprattutto sul primo, "figlio di Pua, nipote di Dodo": una genealogia che prometteva bene. Peccato.
Manco a dirlo, dopo un po' gli ebrei ci ricadono e finiscono per abbandonare il Signore, cominciando ad adorare altre divinità: "gli idoli di Baal e di Astarte, gli dei di Aram, di Sidone, di Moab, degli Ammoniti e dei Filistei". Non potevano durare a lungo, è evidente: il culto di Aram si rivela fugace quanto il successo, millenni dopo, degli Aram Quartet. Del resto, ormai abbiamo capito che Dio - anzi, Tatadìo - è quel filino permaloso.
"Il signore non sopportò più gli Israeliti e li abbandonò in preda ai Filistei e agli Ammoniti". Come volevasi dimostrare.
Si ripete l'ormai consueto teatrino: dopo 18 anni di patimenti, gli ebrei si pentono amaramente e tornano ad implorare disperati il Signore, che sulle prime è irremovibile ("Chiamate in aiuto gli dei che vi siete scelti"), ma alla fine si commuove e decide di liberarli.
Serve un nuovo Giudice. Chi mai potrà essere? Lo scopriamo al capitolo 11.
"Iefte era un valente guerriero della regione di Galaad. Era nato da una prostituta".
Si vede che è periodo: dopo Abimelech, un altro figlio di puttana. Ovviamente a suo tempo rinnegato e scacciato dai fratelli, figli legittimi del padre, che ora però tornano a supplicarlo con tutti gli Israeliti: "Vieni. Accetta di essere il nostro comandante, e così potremo combattere gli Ammoniti [...] e diventerai il capo di tutti gli abitanti di Galaad".
Ci siamo: è il momento della rivincita del biondo.
Come lo so che era biondo? Me l'ha insegnato Sergio Leone...