giovedì 22 settembre 2011

Quando ci vuole, ci vuole/2

Mai lamentarsi del rancio,
altrimenti il Generale s'incazza...
Abbiamo appena visto come il Signore - che nelle sue vesti di educatore soprannomino amichevolmente Tatadìo - si sia nuovamente imposto con autorità nel punire i suoi figli israeliti. Che abbiano capito la lezione di non fare più capricci? Ahiloro, pare proprio di no.
Passano pochi giorni, infatti, e il popolo eletto in marcia, istigato da alcuni stranieri di passaggio, trova da ridire sul menu poco vario: "Avessimo almeno un po' di carne! Vi ricordate in Egitto? Senza spendere un soldo avevamo pesce, angurie, meloni, porri, cipolle e aglio! Qui non c'è più niente, e siamo già deperiti. Non si vede altro che manna!".
Ogni recluta sa bene che, durante le ispezioni del Generale, il rancio deve essere sempre e comunque lodato come "ottimo e abbondante per la truppa". Evidentemente, gli israeliti hanno preferito il servizio civile alla naja, e ora ne pagano le inevitabili conseguenze. A nulla vale il tentativo di intercessione del sergente Mosè, che stanco di ricevere accuse, insulti e lamentele arriva ad invocare Dio di ucciderlo: "Non ce la faccio, io da solo, a portare il peso di tutto questo popolo: è troppo per me! Se vuoi proprio trattarmi in questo modo, fammi morire! Allora manifesterai la tua bontà verso di me".
Tatadìo stavolta ha in serbo per il suo popolo capriccioso una sorta di contrappasso dantesco ante litteram: "Avrete carne da mangiare. Ne avrete non soltanto per un giorno o due, oppure per cinque o dieci o venti giorni, ma per un mese intero, finché ne avrete nausea, tanto che vi uscirà dal naso! Così sarete puniti".
Detto fatto, sull'accampamento iniziano a piovere quaglie: "ce n'erano attorno al campo per la distanza di un giorno di cammino in tutte le direzioni, e coprivano il suolo fino a mucchi di circa un metro. Per raccogliere le quaglie il popolo impiegò quel giorno, la notte e tutto il giorno seguente. Chi aveva raccolto meno quaglie di tutti, ne aveva migliaia di chili".
Gli israeliti mangiano più che a sazietà, iniziano anche a fare seccare le quaglie al sole per poterle conservare più a lungo, ma il castigo divino è dietro l'angolo: "Mentre avevano ancora quella carne sotto i denti, prima di finire di masticarla, il Signore si riempì di sdegno contro di loro e li colpì con una terribile epidemia". Credo che il termine tecnico sia "cacarella fulminante". Del resto, la regola di Tatadìo è ormai chiara a tutti e non ammette deroghe: quando ci vuole, ci vuole... (continua)

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