mercoledì 28 marzo 2012

Vengo anch'io? No, tu no...

Questo, forse, l'ultimo dialogo tra
Mosè e il Signore sul monte Nebo
Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale, cantava Jannacci nel 1967.
E chissà se lo ha canticchiato anche il Signore a Mosè, per sdrammatizzare un po', quando lo ha chiamato e gli ha annunciato che presto sarebbe morto.
Siamo agli ultimi capitoli del Deuteronomio (dal 31 al 34).
"Il Signore disse a Mosè: Ormai si avvicina il momento della tua morte. Chiama Giosuè, e presentatevi alla tenda dell'incontro".
Immagino l'entusiasmo del centoventenne Mosè nel farsi accompagnare all'appuntamento dal suo erede designato. Fossi stato in lui, mi sarei dato malato. Il vegliardo, invece, con coraggio ammirevole affronta il suo destino.
Prima di porre fine ai suoi giorni terreni, il Signore ordina al suo fedele servitore di trascrivere e cantare al popolo un lunghissimo canto profetico, in cui si annunciano cicli alterni di fortune e disgrazie per il futuro di Israele.
Compiuto quest'ultimo dovere, Mosè può dunque abbandonarsi alla morte. La sua dipartita, più che la morte degna di un Padrino di Giacobbe che aveva chiuso la Genesi, per stessa ammissione di Dio ricorda molto da vicino la triste fine del fratello Aronne raccontata nei Numeri, quando lo abbiamo visto abbandonato da solo in cima ad una montagna. "In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: Va' su queste montagne degli Abarim, sulla cima del monte Nebo, nella regione di Moab di fronte a Gerico. Di là guarda la terra di Canaan, che io sto per dare in proprietà agli Israeliti. Morirai sul monte su cui sarai salito e raggiungerai i tuoi antenati nello stesso modo in cui tuo fratello Aronne è morto sul monte Or".
Mosè, rassegnato, benedice per l'ultima volta il suo popolo, tribù per tribù: almeno in questo, gli viene concessa un'ultima ora da condottiero venerato, proprio com'era accaduto a Giacobbe. Poi parte solo soletto verso la sua ultima ora. Dalla cima del monte Nebo ammira la Terra Promessa che gli rimarrà preclusa: "Io te la faccio vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!", tiene a ribadire fino all'ultimo il Signore. Un velo di sadismo evidenziato anche dal particolare, sottolineato dall'autore biblico, che "la vista di Mosè era ancora molto buona, ed egli era ancora nel pieno del suo vigore".
Me lo immagino, povero vecchio, mentre dal cucuzzolo della montagna ammirava in tutta la sua estensione questa terra vagheggiata e inseguita per quarant'anni, con i lucciconi agli occhi e in petto un magone grosso così, tentando per un'ultima volta di convincere il suo Signore: "Vengo anch'io?".
Niente da fare: a Dio piaceva Jannacci, e gli rispose canticchiando un ritornello sincopato...

3 commenti:

  1. Ciao! Fantastico il tuo blog! Tempo fa cominciai anche io a leggere l'Antico testamento... Ma non ebbi pazienza e ai Numeri abbandonai. Chissà magari mi ispirerai a riprendere! Ciao!

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    1. Ti ringrazio molto! Noto anche dagli altri tuoi interessanti commenti, che sei sicuramente una lettrice biblica più consapevole di quanto sono io... spero che la mia frivolezza e superficialità non ti urtino o infastidiscano: il mio vuole essere un gioco e niente più, in un certo senso mi piace far vedere che il testo biblico può riservare comunque curiosità e sorprese anche ad un lettore qualunque, che lo avvicini senza essere mosso da alcuna motivazione religiosa o spirituale.

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    2. io sono tra questi.
      non sono cattolica.
      diciamo che vivo una spiritualità piuttosto... mia.
      ma penso davvero che la bibbia sia fantastica!

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