mercoledì 27 luglio 2011

Am(mazz)atevi l'un l'altro

Il primo bestemmiatore fu lapidato
Che il Dio dell'Antico Testamento sia un tantino permaloso, è ormai un fatto assodato: fin dai tempi di Adamo ed Eva, infatti, il Signore si è dimostrato severissimo - spesso spietato - nel punire chi ha disatteso le sue disposizioni.
C'è appena il tempo di allentare un po' la tensione nel capitolo 23 del Levitico, nel quale Dio presenta l'elenco delle feste in cui ci si deve astenere dal lavoro: riposo assoluto e celebrazioni religiose sono fissate dal calendario per ogni sabato, oltre alle grandi festività che cominciano con la Pasqua e il giorno dei Pani senza Lievito (la Pasquetta dell'epoca). Festa anche per il Primo Covone (per l'occasione, oltre al solito agnello, finisce bruciato nel fuoco sacro anche un litro e mezzo di vino), la Mietitura, il Giorno del Ricordo, il Grande Giorno del Perdono dei Peccati (coincide con il Capodanno), e la Festa delle Capanne una sorta di campeggio di massa: per una settimana, tutti tornano a vivere nelle capanne, come i primi israeliti nel deserto).
Con il capitolo 24, però, ecco che le feste sono subito dimenticate e torna ad imporsi il Dio inflessibile e vendicativo, che proprio in questa occasione detta a Mosè la famosa legge del taglione: "Occhio per occhio, dente per dente".
Il casus destinato a costituire il precedente giuridico di riferimento per le generazioni future è quello del disgraziato e anonimo figlio della donna israelita chiamata Solemit. Il giovinotto, nel pieno di una lite, si lascia scappare una sciaguratissima bestemmia contro Dio (l'autore biblico resta opportunamente sul vago). Il blasfemo viene subito condotto da Mosè per essere sottoposto al giudizio del Signore, e non c'è bisogno di ascoltare avvocati o testimoni per giungere al verdetto inappellabile: "Chiunque insulta il nome del Signore deve essere messo a morte. Tutta l'assemblea d'Israele lo ucciderà gettandogli addosso pietre". Dio evidentemente quel giorno si sente ispirato in fatto di innovazioni giuridiche, quindi dispone subito anche il comma bis e il comma ter della nuova norma: "Se un uomo uccide un'altra persona, deve essere messo a morte. Se un uomo ferisce un'altra persona, gli si infliggerà la stessa ferita: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si renderà il male che ha fatto all'altro". A voler fare i cavillosi, queste due aggiunte non sembrano sensatamente connesse alla norma sulla bestemmia da cui derivano, ma nessuno dei presenti ha il coraggio di alzarsi e dire "Obiezione, vostro onore!". C'è da capirli.
Preso alla lettera, il testo fa davvero impressione. Difficile scorgere differenze sostanziali tra la legge divina e la legge mafiosa che impone la faida, la vendetta incrociata tra famiglie per i delitti di sangue: "Ammazzatevi l'un l'altro!". Fortunatamente, qualche secolo più tardi, a un tizio particolarmente ispirato è bastato togliere solo una sillaba per cambiare totalmente la prospettiva: "Amatevi l'un l'altro!". Non so a voi, ma a me suona molto meglio.

2 commenti:

  1. Evidentemente la bestemmia fa eccezione alla legge del taglione! Sarà la famosa eccezione che conferma la regola...

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  2. Effettivamente un "bestemmia per bestemmia" sarebbe stato difficile da gestire: sai che strage di lapidati e che cumulo di pietre?

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