venerdì 4 marzo 2011

Il faraone Adolf

Il faraone Adolf mise in atto
lo sterminio di tutti i maschi ebrei
Ogni storia ha bisogno di un protagonista e di un antagonista, di un eroe e di un antieroe, di un buono e di un cattivo. Come molti sapranno già, l'eroe buono del secondo libro della Bibbia (l'Esodo) è Mosè: Dio lo sceglie per liberare il suo popolo dall'Egitto.
Con il ruolo del protagonista già assegnato, al faraone tocca inevitabilmente accontentarsi della parte del cattivo. L'autore biblico, tanto per rendercelo subito simpatico, lo presenta come l'ideatore della riduzione in schiavitù e dello sterminio sistematico degli ebrei: Hitler, insomma, non ha fatto altro che riproporre il piano messo in atto millenni prima da questo faraone innominato, che però sospetto fortemente si chiamasse Adolf.
E' trascorsa qualche generazione dai tempi di Giuseppe, l'ebreo divenuto viceré d'Egitto: la sua famiglia, una tribù di 70 persone, aveva dato inizio alla colonizzazione giudaica sulle sponde del Nilo (vedi post precedente). La comunità degli ebrei cresce prospera e feconda, ma con il passare del tempo viene guardata sempre meno di buon occhio dalla popolazione locale. Una xenofobia che il faraone Adolf, con le proprie esternazioni pubbliche, incoraggia un tantinello. Cito dal primo capitolo dell'Esodo - e non dal Mein Kampf, come potrebbe sembrare: "Questi israeliti sono ormai diventati più numerosi e più forti di noi! E' ora di prendere provvedimenti adatti contro di loro perché non aumentino ancora di più". Si passa dalle parole ai fatti: il faraone mette gli ebrei ai lavori forzati, utilizzandoli per costruire città, fabbricare mattoni, zappare i campi e trattandoli in modo disumano. Ma è solo il primo passo. Il secondo è quello di ordinare l'immediata uccisione di tutti i bimbi ebrei che nascono maschi. Le levatrici egiziane, però, non hanno cuore di mettere in atto un comando così crudele: "Le donne israelite sono forti e si arrangiano a partorire: quando arriviamo noi hanno già fatto, quindi non possiamo uccidere i neonati maschi", mentono al faraone per giustificarsi. Adolf non si scompone: "Vabbè, allora anche dopo nati gettate nel Nilo tutti i maschi degli ebrei, lasciate vivere solo le femmine!". Così, quando viene al mondo il piccolo Mosè, la sua mamma lo tiene nascosto clandestinamente per tre mesi e poi è costretta a tentare un gesto estremo per salvarlo da morte certa: prende un cesto di vimini, lo rende impermeabile con catrame e pece, ci mette dentro il pargolo e deposita il fagotto in riva al Nilo tra le canne. Spera che qualcuno passi di là e, invece di affogarlo, ne abbia compassione. Guarda caso, va a fare il bagno proprio in quell'ansa del fiume la figlia del faraone Adolf, che evidentemente non condivide la politica sterminatrice del babbo: "E' senz'altro figlio di ebrei", intuisce, ma anziché affogarlo ordina alle sue ancelle di affidarlo ad una donna ebrea perché lo allatti, decidendo di farlo crescere come suo figlio. Mosè è solo un piccolo frugoletto di tre mesi, ma dimostra già di avere un culo grande così.

1 commento:

  1. Un popolo dannato quello ebreo, che si porta stragi e funeste tragedie in tutti i secoli della propria storia. Alcuni dicono che le catastrofi del 20° secolo derivino dal fatto che non sono riusicti ad accogliere con i dovuti modi il Salvatore. Ma qui ci ricordi che le persecuzioni iniziano molto prima.. Predestinati?

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