giovedì 29 dicembre 2011

Le città invisibili

Anche nei Numeri si
elencano Città Invisibili
Leggendo i capitoli dal 32 al 34 dei Numeri, è quasi inevitabile volare con il pensiero alle Città Invisibili di Calvino. Il testo biblico, infatti, ci presenta l'elenco delle città attraversate dagli israeliti durante il loro quarantennale peregrinare nel deserto, e di quelle che si preparano a conquistare nella Terra Promessa.
Proprio come quelle immaginate da Calvino, che sceglie per ogni sua città invisibile un nome di donna insolito e misterioso, anche queste città bibliche, altrettanto invisibili, sono caratterizzate da una toponomastica che suona curiosa e fantasiosa per il lettore qualunque, contemporaneo e italiano, che io sono. Del resto, fin dalla Genesi i nomi bizzarri si stanno rivelando una costante ricorrente nella Bibbia.
Mi viene da chiedermi come ci si potesse stare, in queste antiche città... Essendo invisibili e ormai perdute, non mi resta che fantasticare e cazzeggiare, a partire dall'unico elemento che conosco: il loro nome, appunto.
Per esempio, provo profonda pena pensando alle interminabili fatiche dei muratori che tentavano senza alcun risultato di sistemare le abitazioni sempre scassate di Caseròt.
Cuochi sopraffini rallegravano i palati degli abitanti di Chesbòn, che dopo l'assaggio di questi manicaretti erano soliti esclamare gaudenti: "Chesbòn!". Vi era un piatto, però, in cui eccellevano senza dubbio gli chef di Migdol: il risotto con gli ossobuchi.
Nessuno temette mai di essere tradito dai cittadini di Eleale, mentre qualche problema si riscontrava per le liti tra ubriachi ad Ebeòn, per non parlare dei continui e furibondi tumulti che insanguinavano le strade di Rissa. Nulla, comunque, a confronto della lotta senza quartiere che infuriava a Machelòt
C'era poi una città in cui gli adolescenti non tenevano a freno gli ormoni: fuori dalle scuole, i ragazzini e le squinziette esibivano fieri i lividi violacei sul collo provocati da baci violenti con risucchio, e facevano a gara a chi ne mostrava di più e più evidenti. Questa città era Succot.
A Ritma tutti avevano un innato senso del tempo nel suonare, cantare e ballare, qualche secolo dopo, qualcuno iniziò a produrre proprio lì una serie di automobili Fiat dai fanali tondi.
Se ti si rompeva qualcosa fatto in vetro o porcellana, in qualche modo te l'avrebbero riaggiustata a Tacat, mentre se avevi un cane indisciplinato potevi affidarlo con fiducia ai teutonici istruttori di Bene-Iaakan.
Sempre di origine teutonica erano i raffinatissimi, coltissimi e - diciamolo - oltremodo schizzinosi abitanti di una città dedita alla musica, in cui si organizzava un festival annuale di "sinfonie preveggenti" dedicato ai più grandi compositori tedeschi dei secoli successivi, da Beehtoven a Brahms, con un'unica, ostinata, eccezione, tuttora incomprensibile: era la città di Nobach.
Vi fu infine una città dal triste destino, che passò alla storia come "la città dei bordelli terrificanti". Il vero nome di questa città era Mara. Per invogliare i turisti a visitarla e a frequentarne il celebre quartiere a luci rosse, la popolazione locale decise di fare erigere alla principale porta d'ingresso un'enorme statua con le sembianze di una donna provocante. Allo scultore fu lasciata la libertà di prendere come modello una donna qualunque, purché avesse lo stesso nome della città. Sfiga volle che fossero le cinque del pomeriggio, e in televisione stessero passando La Vita in Diretta...


3 commenti:

  1. Erano tempi duri quelli: niente Bach e tante Mare per tutti... mi sembra quasi di parlare dei giorni nostri.

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  2. Ciao! Mi piace l'idea del tuo blog :) In effetti, anche io dovrei mettere la lettura critica della Bibbia tra i propositi per l'anno nuovo XD Ti seguo, passa da me se ti va (giuro che non faccio solo post sulle scarpe!)!

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  3. Illuminato Bert, non posso che darti profondamente ragione... Se non altro noi possiamo goderci un minutino di Bach ascoltando la sigla di SuperQuark!

    TPF, ti ringrazio molto. La mia, in verità, non è una lettura critica, ma una lettura assolutamente "ad minchiam"... Comunque sarà curioso scoprire attraverso i tuoi post anche il mondo della moda, che mi è ignoto quanto le Lune di Giove. Grazie!

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