martedì 22 novembre 2011

Ti amo da morire

Gli amanti Zimri e Zur muoiono
infilzati insieme dalla lancia di Finees
"Che non si muore per amore, è una gran bella verità". Mi spiace contraddirti, carissimo Lucio Battisti, ma il capitolo 25 dei Numeri sembra dimostrarci l'esatto contrario: d'amore si può morire, eccome. Di una morte tremenda e cruenta, per di più, se questo amore non piace a Dio.
Onestà per onestà, gli Israeliti, nel caso specifico, se la vanno a cercare. Non solo cominciano ad "avere rapporti con le donne moabite" (l'autore biblico non esplicita la natura di questi rapporti, ma dubito si trattasse di transazioni commerciali o di relazioni diplomatiche), ma pensano bene di farsi convertire: "esse li spinsero a offrir sacrifici ai loro dèi. Gli Israeliti presero parte ai loro pasti sacri e adorarono i loro dèi. Si dedicarono in particolare al culto del dio Baal di Peor". Dato il nome del dio in questione, mi viene da sospettare che le prestazioni sessuali dei maschi israeliti non fossero particolarmente generose, e le donne moabite sperassero in un intervento divino per aumentare portata e prestanza dei loro gingilli riproduttivi.
Di fronte a una sbandata così evidente dei suoi adorati figlioli, Tatadìo deve intervenire prontamente con un bonario buffetto correttivo per ricondurli sulla retta via. "Il Signore disse a Mosè: Prendi i capi del popolo e falli impiccare alla mia presenza in pieno giorno". Il patriarca provvede, ordinando di uccidere tutti gli uomini che abbiano reso culto a Baal di Peor.
Ma l'amore, nella sua follia, sa andare oltre la paura di perdere la propria vita. Il tragico eroe romantico di questa storia è Zimri, figlio di Salu, della tribù di Simeone, che decide di non nascondere la propria passione e si presenta nel bel mezzo dell'accampamento israelita mano nella mano con la sua amata Cozbi, topolona madianita figlia di un certo Zur.
Zimri e Zur, profeti del libero amore, non si curano degli sguardi torvi degli Israeliti, e se ne entrano nella tenda dell'uomo per consumare la loro passione. "A tale vista il sacerdote Finees, figlio di Eleazaro e nipote di Aronne, si alzò in mezzo all'assemblea e afferrò una lancia; seguì quell'uomo, penetrò nella tenda dove stava con la madianita e li uccise tutti e due con un colpo di lancia in pieno ventre".
Il Signore dimostra di apprezzare lo spiedino umano misto: "Il flagello che si era abbattuto sugli Israeliti cessò subito. A causa di esso erano già morte ventiquattromila persone".
Ventiquattromila. Come i baci di Celentano, pensa un po'. Aprire con Battisti e chiudere con Celentano: non sarebbe male. Per dovere di cronaca, devo tuttavia aggiungere che Dio esige il finale pirotecnico: confermando la sua passione per le scene di distruzione di massa, ordina a Mosè di attaccare e sterminare i Madianiti. Sull'altro versante, il dio Baal preferisce non intervenire in loro difesa, lasciando che se la sbrighino da soli. Non va benissimo, ma nessuno sopravvive per protestare.

5 commenti:

  1. questo lieto fine mi ha commosso, adesso puoi anche chiamarmi romantico.

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  2. Due cuori e una granata. La ricetta perfetta per l'ammmòre, Bert.

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  3. Certo che Baal poteva anche muovere il cuul!

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  4. Vero Ladybug. Mi sa che se l'è un po' fatta soot...

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  5. Scommetto che Finees aveva appena visto "Reazione a catena" di Mario Bava: http://www.cineclandestino.it/public/gallery/2011/2011/6/Dvd%20and%20Co/reazione-a-catena-03.jpg

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