venerdì 14 ottobre 2011

Spartacus

Core, come Spartaco,
capeggiò una ribellione
Quando pochi comandano su molti, prima o poi va a finire male.
I Romani lo impararono con la ribellione di Spartaco, il gladiatore che guidò gli schiavi ad una sommossa capace di mettere a ferro e fuoco tutta l'Italia dal Vesuvio in giù tra il 73 e il 71 avanti Cristo - wikipedia, sempre sia lodata. Ma prima ancora dovettero farci i conti pure Mosè ed Aronne, che un bel giorno si ritrovarono ad affrontare i leviti Core, Datan, Abiram e On, sobillatori di una rivolta alimentata da altri 250 tra gli Israeliti più influenti nella comunità (Numeri, capitoli 16 e 17).
Core e gli altri "incazzados" - di questi tempi va di moda utilizzare suoni spagnoleggianti per definire chi protesta...-  ritengono ingiusto che solo Mosè e i discendenti di Aronne facciano i sacerdoti ("Perché pretendete di essere superiori a tutto il resto del popolo del Signore?"), ma soprattutto si lamentano per gli stenti che continuano a patire nel loro peregrinare attraverso il deserto. A questo proposito, accusando Mosè, rigirano l'espressione già usata da Giosuè e Caleb descrivendo la Terra Promessa: "Tu ci hai fatto lasciare una terra dove scorre latte e miele (riferendosi all'Egitto) [...] e non ci hai per nulla condotti in una terra dove scorre latte e miele (riferendosi al deserto, decisamente diverso dalla Terra Promessa)". Comincio a sospettare che il libro dei Numeri sia sponsorizzato dal signor Ambrosoli, quello delle caramelle.
Sarà Dio stesso a dimostrare il giorno successivo chi sta dalla parte del giusto, accettando o meno l'offerta d'incenso consumata sui bracieri dai sacerdoti "autorizzati" e dagli aspiranti tali in contemporanea. Si annuncia un mezzogiorno di fuoco. Letteralmente.
Quando l'incenso inizia a sfrigolare sui bracieri, alla presenza di tutto il popolo, Mosè invoca Dio di rendere manifesta la sua condanna contro i rivoltosi. Basta chiedere. "Appena Mosè ebbe finito di parlare, il suolo si spaccò sotto i piedi di Datan e Abiram. La terra si aprì e li inghiottì insieme con le loro famiglie; sprofondarono pure i sostenitori di Core e tutti i loro beni. Quegli uomini e tutta la loro banda piombarono vivi nella voragine. La terra li ricoprì, e scomparvero dall'assemblea del popolo d'Israele. [...] Divampò una fiamma mandata dal Signore e bruciò vivi i 250 uomini che presentavano l'incenso sui bracieri".
A me il verdetto divino pare sufficientemente chiaro. Qualcuno, però, evidentemente non ha ben capito, e ha la geniale idea di accusare nuovamente Mosè e Aronne: "Voi avete fatto morire il popolo del Signore!". Di fronte a tale capriccio, Tatadìo non può esimersi dall'assestare l'ennesimo, sonoro scapaccione ai suoi figli monelli: "il numero delle vittime del flagello fu di 14.700, senza contare i sostenitori di Core morti prima". Saranno stati pure "incazzados", ma Dio si conferma il più "incazzado" di tutti. E meno male che Aronne, su invito di Mosè, corre ad effettuare in tutta fretta un rito di purificazione per placare l'ira del Signore. Il metodo educativo delle punizioni corporali, comunque, finora non ha portato grandi risultati. Tatadìo, che sia il caso di provare qualcos'altro, una buona volta, o li vogliamo ammazzare proprio tutti?

2 commenti:

  1. Ma quando hanno scritto queste cose lo sapevano che l'ultima discendente degli Ambrosoli avrebbe partecipato a Tamarreide e che Fiammetta Cicogna sarebbe stata chiamata presentatrice?

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  2. Bert, sono convinto che l'incazzatura di Dio, sotto sotto, potrebbe in verità nascere proprio da questa terribile consapevolezza, visto che Lui tutto vede e tutto sa da sempre e per sempre...

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