Il Mar Rosso, lo "sciacquone" di Dio |
Come già osservato per tutta la sfilza delle disgrazie, anche in questo caso gli egiziani, più che malvagi giustamente puniti, sembrano vittime obbligate al sacrificio per adempiere alla divina volontà. Dio prima ordina a Mosè di radunare gli israeliti in fuga a Baal-Zefon, sulle rive del Mar Rosso, perché fungano da esca; quindi, come ama ripetere, rende ostinato il cuore degli Egiziani e li istiga all'inseguimento. Infine, dopo aver concesso a Mosè di utilizzare il suo "bastone magico" per aprire un varco tra le acque e far passare gli ebrei, aspetta che gli egiziani siano tutti nel bel mezzo del passaggio per tirare lo sciacquone e sterminarli. Dubito che i poveretti abbiano avuto tempo e voglia per fare un po' di snorkeling, ammirare i pesci e la barriera corallina.
L'affogamento degli egiziani suscita l'entusiasmo degli israeliti, ormai definitivamente liberi, che elevano a Dio un inno ritmato al tamburello da Miriam, la profetessa sorella di Aronne (e, di conseguenza, immagino anche di Mosè, o no? L'autore comunque vuole precisare che è sorella di Aronne). Il testo esalta continuamente un Dio guerriero, che scatena la sua ira tremenda, terrorizza e annienta i nemici. Beh, mi stava molto più simpatico il Dio che all'inizio della Genesi creava la natura, le donne, il cibo e le vacanze. E dai Dio, basta con questo superlavoro di disgrazie: non hai voglia di tornare un po' in vacanza?
Che bell'idea che hai avuto, se a catechismo me l'avessero raccontata così mi sarei senza dubbio annoiata meno!
RispondiEliminaTi ringrazio! Io mi sto divertendo un sacco a scrivere questo blog. Se bene o male riesco a intrattenere anche chi legge, mi fa molto piacere.
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