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Ai tempi di Iefte, la zeppola di Muccino sarebbe stata... micidiale |
O forse, arrampicandomi per rami plurisecolari lungo il mio albero genealogico, salterebbe fuori che discendo da Iefte. Già, proprio quel simpatico giudice di Israele che mise al rogo sua figlia.
Consumato l'allegro fuocherello in famiglia, Iefte nel capitolo 12 del libro dei Giudici si ritrova a dover respingere l'assalto degli uomini della tribù di Efraim. Questi, a onor del vero, se la vanno a cercare: sono offesi perché Iefte non li ha chiamati a combattere con lui contro gli Ammoniti. E con questo pretesto lo minacciano: "Faremo bruciare te e la tua casa!". A quanto pare, a quei tempi i priomani dovevano racimolare un fatturato invidiabile.
Iefte non si scompone: raduna i suoi uomini, l'esercito di Galaad, e sconfigge gli Efraimiti.
Come da tradizione, non si fanno prigionieri. "Per impedire agli Efraimiti di fuggire, tennero sotto controllo i posti dove si poteva attraversare il Giordano. Qualcuno cercava di scappare e chiedeva di poter passare il fiume. Allora gli uomini di Galaad gli domandavano se era Efraimita. Se gli rispondeva di no, gli dicevano: Pronunzia la parola 'scibbolet'! Quello rispondeva 'sibbolet' perché non era capace di pronunziare correttamente quella parola. Allora lo prendevano e lo uccidevano lì, sulla riva del Giordano. Quel giorno furono uccisi quarantaduemila uomini della tribù di Efraim".
Silvio Muccino, t'ha detto bene di nascere qualche secolo dopo. Con la tua zeppola micidiale, sarebbero stati quarantaduemila e uno.